giovedì 26 marzo 2015

La palestra stregata - seconda e ultima puntata

Sabotaggi di attrezzi ginnici, drammi dal passato e ora anche un fantasma! Riusciranno Chaterine, Anthony e Harlock a svelare tutti questi misteri? Lo saprete ora, leggendo la seconda e ultima puntata de La palestra stregata di P.A. Mirabelli






VII

- Un fantasma! – ripeté eccitata Chaterine. – Ci son Anthony e Harlock con me. Veniamo subito! – Chaterine spiegò ai genitori che dovevano recarsi urgentemente da Elisabeth e fortunatamente i coniugi O’Brien erano avvezzi alle stranezze della figlia, che d’altronde aveva preso da loro, e non chiesero altre spiegazioni. I tre ragazzi pedalarono a tutta velocità fino alla casa di Miss. Sally, a pochi isolati dalla casa della cugina Elisabeth. La bionda compagna li accolse all’ingresso. – Ma cha hai combinato oggi Katy? Miss. Sally mi ha raccontato che sei andata a fare visita a Mrs. Greening e lei ora piomba qui terrorizzata! Ma cosa le hai detto? –
- Niente. – si giustificò la cugina. – Stavo solo raccogliendo informazioni sulla “Blue Flowers” – 
Entrarono in soggiorno e trovarono Mrs. Greening che, con aria sconvolta e mani tremanti, stava sorseggiando una tisana al timo premurosamente preparatale da Miss. Sally.
- Oh, cara ragazza! – esclamò alla vista di Chaterine. – Non vorrei sconvolgere anche te, ma Miss. Sally ha pensato che fosse meglio avvertirti. – 
La rossa ragazza incrociò lo sguardo accusatore di Miss. Sally.   –  Avete fatto benissimo a chiamarmi. Ma cosa è successo esattamente? – si sedette accanto all’anziana signora che subito le prese la mano.
- Vedi, dopo la chiacchierata di questo pomeriggio, il ricordo della povera Jolanda mi ha accompagnato per il resto della giornata. E’ così terribile quello che le è successo! – s’interruppe e bevve un altro sorso dalla tazza. – Poi, questa sera, mentre riponevo i piatti della cena, il mio sguardo fu attratto da un movimento fuori dalla finestra e vidi per un attimo la povera Jolanda! Aveva uno sguardo molto triste, ma sono sicura che fosse lei! Riconobbi i suoi ondulati capelli biondo cenere. Vidi le sue labbra pronunciare la parola “aiuto” e poi sparì. Sono ancora terrorizzata! – 
Chaterine le strinse la mano con l’intento di tranquillizzarla. – Ma perché il fantasma di Jolanda dovrebbe venire proprio da lei? Lei cosa c’entra con la sua morte? –
- Io… Credo che mi ritenga colpevole perché non l’ho aiutata. In effetti, mi sento così in colpa, ma allora non sapevo che fare! – Alcune lacrime rigarono le gote di Mrs. Greening.
A questo punto Miss. Sally la cinse con un braccio. – Si calmi Mrs. Greening. Lei non ha sicuramente colpa di nulla. Ecco come è andata: la visita di Chaterine le ha risvegliato dolorosi ricordi che le hanno provocato la visione di questa sera. I fantasmi non esistono! – 
- E’ sicuramente andata così. – proseguì Chaterine, sentendosi effettivamente un po’ in colpa. – Cerchi di stare tranquilla e non pensi più a tutta questa storia. – 
- Un po’ tardi! – sembravano dire gli occhi di Miss. Sally, che rivolta verso l’anziana insegnate, proseguì: - Se vuole, può fermarsi a dormire da me questa notte. –
Mrs. Greening ringraziò e sembrò tranquillizzarsi. I tre ragazzi salutarono e si diressero verso la porta d’ingresso. Qui Elisabeth li bloccò. – Allora, qualcuno mi dice cosa state combinando? Perché vi interessate alla “Blue Flowers”? non starete mica indagando sui fatti della palestra? –
- In effetti, sì. – rispose candida Chaterine. – Vogliamo scoprire che cosa è successo. –
- Lo facciamo anche per la vostra incolumità! – proseguì Anthony-. – Per evitare che a voi ragazze possa accadere qualche altro incidente! – e sorrise alla bionda Elisabeth per la quale aveva un evidente debole. 
- Sì, cavaliere senza macchia e senza paura! – lo schernì Harlock, - Lo facciamo soprattutto per le donzelle! – 
- Smettetela di scherzare! – sbottò Elisabeth. – E fatela finita con queste indagini. Avete spaventato una anziana signora. E inoltre potrebbe essere pericoloso! Visto cosa è successo a Cindy? –
- Ti preoccupi per noi!! – esclamò al settimo cielo Anthony. 
- Non preoccuparti Eli. – rispose Chaterine. – Noi sappiamo quello che facciamo. E a proposito di Cindy, non son ancora andata a trovarla! –
- Non darti pena per questo! – Elisabeth assunse un’espressione un po’ contrariata. – Non si sente sola. Greg va a trovarla praticamente tutti i pomeriggi! Cindy mi ha detto che le ha promesso di uscire una sera con lei, non appena la dimetteranno dall’ospedale! – 
- Accidenti! – esclamò la cugina. – Allora dovrei provare a rompermi qualcosa per avere un invito da Greg! – 
- Vedi Eli – intervenne Harlock, cingendo le spalle della ragazza. – Se vuoi puoi uscire con me anche completamente sana! – 
- Grazie, no! – rispose Elisabeth scostandosi, mentre Anthony fulminava con lo sguardo il sorridente amico.
- Stavo solo scherzando! – si giustificò Harlock. 
- Per forza scherzavi. – concluse Chaterine. – Nessuna ragazza completamente “sana di mente” uscirebbe spontaneamente con te! – 
Dopo questo piccolo battibecco i tre ragazzi salutarono l’amica e si diressero alle biciclette. 
- Allora. – chiese Anthony. – Si torna a casa? – 
- Niente affatto! – rispose Chaterine. 
- Si va a fare un sopralluogo attorno alla casa di Mrs. Greening!- concluse Harlock.

VIII

Erano ormai le 22 passate quando i tre amici posteggiarono le bici accanto al cancello di casa Greening. Tutto sembrava calmo e silenzioso.
- La cucina dà sul retro. – informò Chaterine, svoltando l’angolo, seguita dai ragazzi.
La cancellata azzurra circondava tutta la casa, per cui i tre dovettero scavalcarla per avvicinarsi alla finestra. 
- Guardate! – esclamò Anthony. – Ci sono delle impronte! Per fortuna ha piovuto in questi giorni e il terreno è ancora molle. -
- Partendo dal presupposto che io non credo ai fantasmi. – interloquì Harlock. – anche se esistessero, dovrebbero fluttuare nell’aria, senza lasciare impronte sul terreno. – 
- Infatti! – asserì l’amica. – Quindi queste impronte sono state lasciate da un essere in carne ed ossa. Una donna, direi dalla grandezza. – aggiunse dopo essersi chinata al suolo.
- Forse Jolanda non è morta. – ipotizzò Anthony. – Forse è stata rinchiusa in una clinica psichiatrica dalla quale è fuggita! –
- No, non credo. – rispose Harlock. – Un cadavere devono averlo trovato in palestra. Io rimango sempre dell’idea che qualcuno lo stia facendo apposta. Tutta la storia è rimasta sopita fino alla riapertura della scuola. Ci deve essere un motivo. – 
- In effetti – riprese Chaterine. – Più che tenere nascosta la verità, pare che qualcuno stia facendo di tutto perché la gente si interessi nuovamente al caso. Solo per questo motivo possono aver spaventato la povera Mrs. Greening! Perché riparlasse di tutta questa storia con più gente possibile. – 
I ragazzi completarono il giro della casa e videro che le impronte si dirigevano verso la cancellata per poi sparire sull’asfalto del marciapiede.
- Direi che qui abbiamo finito. – concluse Anthony. – Secondo me, domani dovremmo tornare alla “Blue Flowers” per cercare se in qualche vecchio schedario sono rimasti i dati delle allieve.  Così forse potremmo trovare l’indirizzo di Jolanda e parlare con qualcuno che la conosceva bene. –
- Giustissimo! – convenne Chaterine. – Aveva solo la madre, mi pare. Forse potremmo trovarla e parlare con lei. –
- Ok. – approvò Harlock. – domani pomeriggio ci troviamo sotto la casa di Mr. Beker e ci facciamo accompagnare nell’ispezione alla scuola. Buonanotte, ragazzi. – 

L’indomani mattina a scuola i tre ragazzi erano troppo impegnati nella prova scritta di matematica e scienze per parlare del caso. Riuscirono solo a stabilire di vedersi alle 15 in Old Road. Harlock fu, come sempre, l’ultimo ad arrivare, e trovò i due amici seduti sullo scalino della palazzina n° 42. 
- Era ora! – lo salutò Chaterine. Suonato il campanello, la signora Beker apparve alla finestra: - Ancora voi! – e prima che i ragazzi potessero pronunciare una parola, proseguì: - Se cercate mio marito, è alla scuola, perché oggi aveva appuntamento con i fornitori delle attrezzature sportive per la sostituzione di quelle danneggiate. Lo trovate là. – 
I ragazzi ringraziarono e si diressero verso la “Blue Flowers”.
- A quanto pare il preside non ha rinunciato all’idea di farci fare ginnastica alla “Blue Flowers”. – disse Harlock davanti al portone della scuola. – Secondo me spera di eliminarci tutti! –
I tre amici spinsero il portone ed entrarono. Sentirono subito delle voci provenire dalla palestra femminile. Dentro la stanza videro Mr. Beker con alcuni operai che, accatastati in un angolo gli attrezzi rotti, stavano sistemando e controllando quelli nuovi. 
- Buongiorno, Mr. Beker! – esordì Anthony con il solito sorriso di convenienza. L’uomo si voltò e dall’espressione non sembrò molto felice di rivedere i ragazzi. 
- Come mai di nuovo da queste parti? – chiese.
- Vede, la storia che ci ha raccontato ieri ci è sembrata così interessante che abbiamo deciso di approfondirla. – 
- Sempre per il giornalino della scuola, naturalmente. – precisò Harlock. – Ci chiedevamo se lei non potesse gentilmente indicarci dove è tenuto l’archivio della scuola. Sempre che questo esista ancora. – 
Mr. Beker parve sempre più seccato. Fissò per qualche istante ancora in silenzio i ragazzi, e poi si decise: - Sì, l’archivio è ancora qui nella scuola. Vi avverto che la stanza non è più stata pulita da anni, quindi gli scaffali sono molto polverosi e gli schedari molto vecchi. Cercate quindi di non rompere nulla. Torno subito – disse poi, rivolto agli operai. 
Mr. Beker accompagnò i ragazzi lungo il corridoio fino ad una porta marrone che recava ancora la targhetta, mezza staccata, con su scritto “Archivio”. Ragnatele coprivano tutti gli angoli della porta che Mr. Beker aprì con fatica. All’interno vi erano scaffali colmi di faldoni e un tavolo ormai grigio di polvere al centro dello stanzino. Ragnatele pendevano ovunque.
- Ecco a voi l’archivio. – esclamò Mr. Beker. – Io sarò in palestra almeno fino alle 18. Quando avete finito, passate a dirmelo. Buon lavoro. – E se ne andò, lasciandoli sbigottiti. 
- Che razza di posto! – si lamentò Chaterine. – Qui troveremo solo ragni ed acari! – 
- Cosa ti aspettavi da un archivio chiuso da 25 anni?- rispose Anthony. Saremo già fortunati se qualche scaffale non ci si sfascerà addosso! – 
- Intanto, un bell’attacco d’asma non ce lo toglie nessuno. – interloquì Harlock. Non ho mai visto così tanta polvere in vita mia! E non abbiamo né guanti né mascherine. –
- Beh, è inutile lamentarsi. – si riprese Chaterine. – Invece di restare qui a respirare polvere senza fare niente, iniziamo la ricerca! – 

IX

I ragazzi iniziarono a prelevare dagli scaffali gli schedari e ad aprire i faldoni un po' a caso. I fascicoli erano ormai ammassati sugli scaffali alla rinfusa e disordinatamente, senza un ordine temporale e logico, quindi sembrò subito chiaro a tutti che la ricerca avrebbe richiesto tempo.  Infatti, dopo un lasso di tempo che ai ragazzi sembrò interminabile, Anthony esclamò raggiante: - Eccolo! L'ho trovato! - e sollevò con aria trionfante lo schedario del 1976. Subito gli amici posarono il vecchio schedario sul tavolo al centro della stanza e iniziarono a scorrere velocemente le schede.
- Mc. Peerson Jolanda... eccola qui! Viveva in Chanterbury Street, un sobborgo di Edimburgo, al numero 9. - lesse Chaterine.
- Ci sono anche i dati della madre. - proseguì Harlock. - Cornelia Scott, infermiera all'Edimburg Hospital. Chissà se la madre vive ancora laggiù. - 
- Poverina! - esclamò Chaterine improvvisamente rattristata. - Aveva degli ottimi voti. Deve essere stata terribile l'esperienza che ha avuto. - 
Chaterine aveva fatto appena in tempo a terminare la frase che uno strano suono, simile ad un sibilo, le mozzò il fiato in gola. - A – a -avete sentito anche voi? - Katy fissò gli amici con sguardo spaventato e con una strana sensazione che le correva lungo la spina dorsale.
- S -Sì. - sussurrò con un filo di voce Harlock. - Ma che cos'era? - 
Lo strano sibilo si ripetè una seconda volta. Sembrava quasi un sospiro, un lamento strozzato. I tre ragazzi si sentirono ghiacciare il sangue nelle vene e passarono alcuni istanti prima che riuscissero  a trovare il coraggio di voltarsi nella direzione da cui proveniva lo strano suono. E fu allora che videro una strana figura, quasi un'ombra, sospesa fra due scaffali. Dopo un istante sparì e i tre amici rimasero senza fiato a fissare la parete.
- Per favore, ditemi che cos'era... - domandò Tony con un filo di voce.
- Forse una ragnatela mossa da uno spiffero d'aria. -  cercò di spiegare Harlock, non troppo convinto neppure lui.
- Era un fantasma... - la voce di Chaterine li fece trasalire. - Ne sono sicura. -
- Ma cosa dici Katy! I fantasmi non esistono! -  proruppe Harlock. - Non è vero, Tony?  -
L'amico non sapeva cosa rispondere. Proprio in quel momento la porta dell'archivio si richiuse fragorosamente, facendo sobbalzare i tre ragazzi e la luce si spense.
- Sarà stato un colpo di vento. - ipotizzò Anthony, pallido in volto.
- Ma qui è tutto chiuso! - sentenziò Harl. - Non può esserci corrente... - dopo qualche istante di sbigottimento, Harlock si precipitò alla porta: - Non vorrei che qualcuno avesse avuto la malaugurata idea di chiuderci qui dentro! -
Ma per fortuna la porta si riaprì non appena il ragazzo girò la maniglia. Il corridoio antistante la porta era immerso nella più cupa oscurità. 
- Gli operai devono aver staccato la corrente per fare qualche lavoro. - ipotizzò Chaterine.
Improvvisamente scorsero un debole bagliore dove il corridoio svoltava sulla destra.  Si avvicinarono lentamente e la scena che si presentò ai loro occhi li lasciò completamente senza fiato:  Mr. Beker era al centro del corridoio e fissava costernato davanti a sé, dove una figura debolmente luminescente fluttuava ad almeno mezzo metro da terra. 
-J – J – Jolanda... - sussurrò Mr. Beker con un filo di voce. - Non puoi essere tu... - 
La figura luminescente puntò un braccio verso l'uomo ed i ragazzi si sentirono sfiorare da un vento gelido, nonostante tutte le finestre fossero chiuse. Improvvisamente la luce si riaccese e la figura parve scomparire da un lato. 
- Questa volta non mi scappa! - gridò Harlock precipitandosi lungo il corridoio subito seguito da Anthony. Chaterine stava per fare altrettanto quando vide Mr. Beker accasciato sul pavimento con la testa fra le mani. Si avvicinò cautamente a lui chiedendo: - Mr. Beker… Tutto bene? – 
Ma l’uomo parve non accorgersi neanche della presenza della ragazza. Scrollando il capo continuava a ripetere: - No… Questa è la mia punizione… Per tutta la vita… Non avrò più pace… -
Nel frattempo Harl ed Anthony raggiunsero il punto in cui era svanita la figura. 
- C’è una porta qui a sinistra. – esclamò Harlock. – sicuramente è entrata lì.
Aperta la porta entrarono in una stanza che doveva essere una vecchia aula di scuola ma che ormai era completamente sgombra di tutto. Non c’era luce all’interno ma la luce proveniente dal corridoio era sufficiente ad illuminarla. 
- Qui c’è solo polvere. – disse Anthony. – Non può essersi nascosta da nessuna parte.
- Però c’è una finestra. – indicò Harl. – Sarà uscita di là. 
Ma la finestra risultò chiusa dall’interno!

X

- Ma… Come ha fatto ad uscire e poi richiudere la finestra? – Harlock guardò sbigottito l’amico. 
– E se fosse semplicemente… Svanita? – l’espressione di Anthony si era fatta molto seria.
- E dai… - proruppe l’amico. – Lo sai che io non credo a queste cose!  Ci sarà un’altra spiegazione. Ma dov’è Chaterine? –
Solo in quel momento i ragazzi si resero conto che l’amica non era con loro. Richiusero la porta e tornarono indietro. Trovarono Chaterine accanto a Mr. Beker che sembrava essersi ripreso. 
- Cos’è successo, Mr. Beker? – chiese Anthony non appena li raggiunsero. 
L’uomo appariva ancora pallido e scosso. – Gli operai dovevano staccare la corrente per alcuni minuti ed io ero venuto ad avvisarvi. Ma non appena ho imboccato il corridoio ho visto… Quella cosa… L’avete vista anche voi, non è vero? – chiese fissando i ragazzi, in cerca di conferma.  I tre amici annuirono e l’uomo apparve un po’ risollevato. – Bene! Temevo di essere impazzito. – Dopo qualche istante di silenzio l’uomo si riprese completamente. – Bene, se avete finito con l’archivio, richiuderei tutto e andrei. A questo punto gli operai avranno terminato il loro lavoro. –
I ragazzi sistemarono i faldoni con l’aiuto di Mr. Beker, quindi ringraziarono ed uscirono dalla scuola lasciando il custode in palestra con gli operai. 
Raggiunte le biciclette, Harlock ruppe il silenzio: - Ragazzi, ma abbiamo visto veramente quella “cosa” nell’archivio? O lo abbiamo solo sognato? Il fatto è che aveva un aspetto differente dall’apparizione lungo il corridoio… Qualcosa che non riesco a spiegarmi… E’ anche vero che la suggestione fa strani scherzi. –
- Secondo me lo abbiamo visto veramente. Ed era un fantasma!- Chaterine fissava il sellino della propria bicicletta con aria assente. 
- Sapete cosa vi dico? – intervenne a questo punto Anthony. – Io direi di non parlarne più e di tornarcene a casa! –
Gli amici acconsentirono e, saliti ognuno sul proprio mezzo, corsero a tutta velocità verso le proprie abitazioni. Mentre si allontanavano Tony gridò: - Domani ci vediamo da me e andiamo a Chanterbury Steet. –

Il pomeriggio seguente Chaterine, Harlock e Anthony si ritrovarono davanti alla casa di quest’ultimo con l’orario dei bus tra le mani. 
- Il bus per Chanterbury Street dovrebbe passare dalla fermata qui di fronte fra circa cinque minuti. – disse Tony. – E c’è un bus per il ritorno fra un paio d’ore. Dovremmo farcela. –
Infatti il bus arrivò puntuale e i tre ragazzi raggiunsero in fretta e senza intoppi Chanterbury Street. Era una località alla periferia di Edimburgo, con case vecchie e poco curate. Il numero 9 corrispondeva ad una piccola abitazione disposta su un unico piano, circondata da un cortiletto ormai invaso dalle erbe infestanti. Lo stato in cui la casa si trovava indicava chiaramente che nessuno se ne era più preso cura. Infatti l’intonaco era staccato in vari punti e una persiana pendeva da uno dei cardini.
- Sembrerebbe disabitata da anni. – disse Chaterine avvicinandosi al vialetto d’ingresso. 
I tre amici aprirono il cancelletto ed entrarono nel cortile. Raggiunta la porta d’ingresso Anthony premette il campanello ma senza ricevere alcuna risposta dall’interno della casa. 
- Come pensavamo: è disabitata. – interloquì Harlock con un certo disappunto. – Un buco nell’acqua. E ora che si fa? –
Proprio in quell’istante la porta della casa vicino si aprì e ne uscì una donna di mezza età con un sacco dell’immondizia tra le mani. 
- State cercando la signora Mc. Peerson, ragazzi? –
I tre si voltarono di scatto. 
- Sì signora. – rispose prontamente Anthony. – lei sa dove possiamo trovarla? –
- Da quando è tornata passa tutto il suo tempo a casa o dalla figlia. Se non è in casa è sicuramente da lei. – 
- Dalla figlia? – chiese incuriosita Chaterine. – Da quale figlia?–
- Ma ovviamente dalla sua unica figlia! – rispose la donna. – Jolanda! -

XI

- E’ da Jolanda? – esclamarono contemporaneamente i tre ragazzi. 
- Ma come è possibile? – continuò Harlock. – Jolanda non è morta? –
- Purtroppo sì. – gli occhi della donna si rattristarono improvvisamente. – Intendevo dire al cimitero. Da quando è tornata Cornelia sta sulla tomba della figlia quasi tutto il giorno. Povera donna! Il cuore ti si spezza a vedere il suo dolore. –
- Da quando è tornata? – chiese Anthony. – Quindi è stata via in questi anni? – 
La donna si appoggiò con aria stanca al cancello di casa. 
- Dopo la tragedia, Cornelia è stata vittima di una grave crisi depressiva. E’ stata ricoverata per anni in una clinica. E’ tornata a casa solo da un paio di mesi. Se volete parlare con lei, il cimitero è proprio in fondo alla strada. –
I ragazzi ringraziarono e si avviarono lungo la via.
- Ragazzi. – Chaterine ruppe il silenzio. – Cornelia è tornata da poco qui in città e gli incidenti alla palestra sono iniziati praticamente nello stesso periodo. Non trovate che sia una strana coincidenza? – 
- Già. – rispose Anthony. – E noi non crediamo alle coincidenze… - 
I ragazzi giunsero davanti ad un piccolo cimitero.  Il cancello era aperto ed entrarono in quel luogo di pace e di silenzio. Dopo pochi passi scorsero una figura inginocchiata davanti ad una lapide. 
- Signora Mc. Peerson? – domandò timidamente Tony non appena si furono avvicinati. La donna si voltò lentamente con il volto rigato dalle lacrime.
- Sì, sono io. – disse guardando i ragazzi con sguardo vuoto. 
- Ci scusi se la disturbiamo – riprese Chaterine. – Capiamo che forse in questo momento vorrebbe restare sola con il suo dolore, ma volevamo parlare con lei di sua figlia Jolanda, se lei se la sente. – 
La donna li guardò senza espressione, mas improvvisamente il suo sguardo s’illuminò: - Certo che me la sento! Io parlo sempre volentieri di Jolanda. Guardate che bei fiori le ho portato. E come sta bene in questa foto. –
I ragazzi si abbassarono davanti alla lapide e convennero che la foto di Jolanda era veramente bellissima. La giovane dai lunghi capelli biondi sorrideva stringendo una medaglia sul petto. 
- E’ la foto di quando vinse gara nazionale di ballo nel 1975. Ricordo quel giorno come fosse ieri. Era veramente felice. – gli occhi le si inumidirono nuovamente. Ma si riprese subito, alzandosi. – Facciamo due passi, ragazzi? E vi racconto di lei.-
S’incamminarono lungo le lapidi del cimitero.
- Noi frequentiamo la scuola media di Edimburgo. – iniziò a spiegare Harlock. – E quest’anno ci hanno portato a fare educazione fisica alla “Blue Flower”. Ed è lì che abbiamo sentito parlare della triste storia di Jolanda.
La signora Mc. Peerson fissò le nuvole all’orizzonte. - Sì quella era la scuola di danza di Jolanda, e dove purtroppo lei si tolse la vita. Ma non dovete pensare che mia figlia fosse una persona debole o infelice. Tutt’altro. Suo padre morì in un incidente d’auto che lei era ancora una bambina ma io, nonostante lavorassi, cercai di essere presente il più possibile nella sua vita. Lei incominciò ad appassionarsi alla danza e a riempire le sue giornate con il ballo e le lezioni. Divenne bravissima. Sembrava un angelo mentre danzava. – La signora Mc. Peerson sorrise come se la vedesse davanti agli occhi. – Ma poi conobbe quell’uomo! – il tono soave della voce mutò d’improvviso. – Lui l’allontanò dalla danza e dallo studio. Io me ne accorsi e cercai di farle capire che non andava bene quello che stava facendo. Ma lei era innamorata e l’amore a vent’anni offusca la mente! Cercai di farmi dire il nome di quell’uomo per cercare di convincere lui a troncare la loro relazione. Ma riuscii solo a sapere che lui era sposato. Nulla di più. Io ero disperata. Non sapevo come aiutare Jolanda. Poi un giorno accadde. Lui la lasciò. Lei non mi disse nulla ma la vedevo triste e infelice. Non mangiava. Non era più lei. Ma io lavoravo molto in quel periodo e non riuscii a starle sufficientemente vicino.  – Gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime. – E una sera rientrata dal lavoro trovai una sua lettera. Mi diceva di essere incinta, che il suo amore l’aveva abbandonata e che lei si sarebbe tolta la vita. Io corsi alla palestra. Speravo di trovarla lì. Ma arrivai troppo tardi. Jolanda si era impiccata! – La donna scoppiò in lacrime. Chaterine istintivamente le circondò le spalle con un braccio.
- Mi dispiace tanto. – le disse. – Deve essere stato terribile per lei. –
La donna proseguì: - Sì, è stato terribile. Sono rimasta sola al mondo con il rimorso di non aver aiutato mia figlia. –
- Signora Mc. Peerson. – si intromise Anthony. – Lei non ha alcuna colpa. –
- Sì, lo so. – si riprese la donna. – La colpa è di quell’uomo! Un giorno dovrà pagare per tutto questo! E vi assicuro che pagherà! – 
E detto questo la signora Mc. Peerson infilò un cancello del cimitero e si incamminò verso casa.

XII

Sul bus che li stava riportando a casa i tre ragazzi erano silenziosi. L’immagine della povera madre addolorata per la perdita della figlia non abbandonava le loro menti. 
- E se la signora Cornelia avesse finalmente scoperto chi è l’uomo che ha rovinato la vita della figlia? – chiese d’improvviso Anthony. 
- Beh, sicuramente e giustamente non esiterebbe a fargliela pagare! – rispose prontamente Harlock. 
- Secondo me ha trovato qualcosa nella “Blue Flowers” – intervenne Chaterine. – E sta attirando il colpevole proprio lì, dove la figlia si è tolta la vita, per vendicarsi. –
- Hai perfettamente ragione, Katy! – approvò Tony. – e io rimango fermo nella mia convinzione che i fantasmi non esistono! Secondo me Cornelia Scott ha qualcosa a che fare non solo con il sabotaggio agli attrezzi ginnici, ma bensì anche con l’’apparizione di ieri! – 
- Sì, lo penso anch’io. – terminò Harlock. – Sicuramente qualcosa succederà ancora alla scuola. Dobbiamo tornare là questa sera. – 
- Ok! Katy, Harl, telefonate ai vostri genitori e dite loro che questa sera vi fermate a cena da me. Dopo cena, con una scusa, usciremo e andremo a vedere che cosa succede alla scuola. –
I ragazzi furono d’accordo e quella stessa sera, verso le 21, uscirono dalla casa di Anthony dicendo ai genitori di quest’ultimo che sarebbero andati a vedere una partita di rugby a casa di un compagno di scuola. Arrivati in Old Road si accorsero che il portone d’ingresso della scuola era aperto.
- Che strano. – bisbigliò Chaterine. 
I tre entrarono con la massima cautela possibile. Notarono quasi subito dietro l’angolo del corridoio il debole bagliore del giorno prima e sentirono delle voci. Cercando di essere il più silenziosi possibile, si avvicinarono e sbirciarono dietro l’angolo. Mr. Beker e la figura luminescente del giorno prima erano uno di fronte all’altra. 
- Jolanda… - stava dicendo Mr. Beker con un filo di voce. – Non puoi essere tu… - 
- Sì, invece, sono proprio io… - rispose la figura fluttuante. – sono tornata perché voglio che tu ora dica la verità  e paghi per le tue colpe! – 
Mr. Beker cadde in ginocchio. – Mi dispiace Jolanda. Non ho trascorso giorno in cui non mi sia sentito in colpa. Ma non avevo scelta! Quando ha saputo che mia moglie era incinta di nostro figlio io ho capito che dovevo starle vicino e cercare di essere almeno un buon padre. –
- E di mio figlio non ti importava!!! – proruppe la figura luminescente. 
- Io non sapevo che anche tu aspettassi un bambino, ti giuro!  - la voce di Mr. Beker era quasi un grido isterico. – L’ho saputo solo dopo! Altrimenti avrei cercato di aiutarti! Non avrei potuto sposarti, ma almeno avrei cercato di aiutarti con il bambino, te lo giuro!!! – Mr. Beker era supplichevole. 
- Non è vero! – ormai la vece della donna era un misto di disperazione di odio. – La tua indifferenza e il tuo egoismo hanno ucciso me e il mio bambino! Solo la tua morte potrà mai darci pace! – 
- Ora basta, Cornelia! – la voce di Anthony risuonò alta e decisa e fece trasalire sia l’uomo che la donna. – Il suo dolore è comprensibile e giustificabile. Ma non  possiamo permetterle di spingere Mr. Beker ad un disperato suicidio! – 
- Jolanda purtroppo è morta e niente la riporterà indietro. – intervenne Chaterine. – e’ giusto che Mr. Beker paghi per questo, ma non di certo con la vita. – 
- Io ora andrò a casa sua. – continuò Harlock. – e porterò qui la moglie e il figlio di Mr. Beker ai quali quest’ultimo dovrà confessare le proprie colpe. Compresa quella di aver abbandonato Jolanda al proprio destino nel momento di maggiore bisogno. Così Jolanda avrà giustizia e lei, Cornelia, la sua vendetta. – 
E detto questo Harlock corse verso l’uscita. Cornelia finalmente si calmò, si sedette, si sfilò la bionda parrucca e fissò i ragazzi. 
- Spero che voi possiate capirmi. – disse semplicemente. - Quando sono uscita dalla clinica e sono tornata a casa mia ho trovato sotto il materasso del letto di Jolanda una lettera che lei aveva scritto e mai spedito a Mr. Beker. Così ho finalmente scoperto chi era l’uomo che aveva rovinato le nostre vite. E decisi di trasformarmi nel fantasma di Jolanda per far sorgere in lui sensi di colpa e indurlo al suicidio. –
Nel frattempo Harlock tornò con la moglie e il figlio di Mr. Beker che fissavano l’uomo con aria interrogativa e preoccupata. Mr. Beker alzò lo sguardo su di loro e disse: - Devo parlarvi. Avrei già dovuto farlo anni fa, ma lo farò ora. –
I tre ragazzi e Cornelia li lasciarono soli e si sedettero sui gradini dell’ingresso della scuola. 
- Mr. Beker avrà quello che merita. – Chaterine cercò di rassicurare la donna.
Cornelia annuì – Siete stati in gamba ragazzi. – disse con un debole sorriso. 
- Ci tolga un paio di curiosità, Cornelia. – chiese Anthony. – E’ stata lei a spaventare Mrs. Greening spiandola dalla finestra con questa parrucca bionda qualche sera fa? – 
- Sì, ero io. Pensavo che se qualcun altro avesse visto il fantasma di Jolanda la cosa sarebbe stata ancora più credibile.-
- Ed è stata sempre lei a comparire nell’archivio davanti a noi? –
- Nell’archivio? – chiese stupita Cornelia. – Io non sono mai entrata nell’archivio. – 

XIII

Qualche giorno dopo i tre ragazzi erano comodamente seduti nel giardino di casa O’Brien. Anthony stava ultimando di scrivere il resoconto sul caso, mentre Chaterine sorseggiava una limonata e Harl si godeva il sole settembrino disinvoltamente allungato sul dondolo.
- Ricapitolando, Cornelia Scott ha scoperto che Mr. Beker era l’uomo con cui anni fa la figlia Jolanda ebbe una relazione e a causa dell’abbandono del quale la ragazza si tolse la vita impiccandosi nella palestra della scuola di danza. – 
- Quindi Cornelia ha architettato il piano di travestirsi di fantasma di Jolanda per risvegliare i sensi di colpa di Mr. Beker e indurlo a togliersi la vita pure lui. Si metteva una parrucca bionda e si cospargeva di un gel luminescente usato come effetto speciale in certi spettacoli. – continuò Harlock. 
- I sabotaggi agli attrezzi ginnici della palestra erano serviti a risvegliare l’interesse intorno a quella vecchia scuola, e quindi alla storia di Jolanda. 
- Proprio ieri Cornelia è andata a porgere le proprie scuse a Cindy. – intervenne Chaterine. – I genitori di Cindy e la scuola hanno deciso di non sporgere denuncia contro di lei, ritenendola una donna già troppo provata dalle disgrazie della vita. Comunque i servizi sociali la stanno seguendo. E so che hanno intenzione di aprire qui ad Edimburgo una struttura per accogliere e aiutare le ragazze madri in difficoltà. La stessa Cornelia parteciperà al progetto e la struttura sarà intitolata a Jolanda Mc. Peerson, in onore della sventurata ragazza. Una piccola consolazione per Cornelia. –
- Di consolazione ne avrà un’altra. – intervenne Tony. – Mr. Beker ha avuto la sua punizione. Una volta venuta a conoscenza di tutta la storia, la moglie e il figlio hanno deciso di trasferirsi a vivere fuori Edimburgo, dalla sorella di lei. Nonostante l’uomo abbia abbandonato Jolanda per prendersi cura di loro, non riescono a perdonargli il fatto di aver coinvolto nella propria vita una ragazza così giovane, facendola soffrire al punto da spingerla a togliersi la vita. – Anthony si appoggiò allo schienale della sedia. – Direi che il caso è stato egregiamente risolto dagli “Edimburg Detectives”!-
- Aspetta un attimo!- Harlock si rizzò a sedere. – C’è ancora un particolare che non è stato spiegato. – gli amici lo fissarono e Harl continuò: - Ricordate quando abbiamo chiesto a Cornelia se era stata lei a spaventarci mentre ci trovavamo nell’archivio della scuola a cercare informazioni su Jolanda tra i faldoni? Ebbene, lei ci ha risposto di non essere mai entrata in archivio!-
- Verissimo! – intervenne Chaterine. – Lei ha risposto di essere comparsa esclusivamente nel corridoio e che, quando voi due l’avete seguita, di essersi nascosta in una vecchia aula, dietro ad un pannello che voi, nella confusione del momento, avete scambiato per una delle pareti. Ha raccontato anche di aver atteso che tutti fossero usciti dalla scuola, per uscire anche lei indisturbata dalla finestra di un bagno che usava solitamente per entrare ed uscire. –
- Ma, allora… - Anthony era titubante. – Che cosa abbiamo visto nell’archivio? –
Fu ancora Katy a rispondere: - Quello che ci è sembrato fin dall’inizio. Cioè il vero fantasma di Jolanda! -




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