Una nuova fanfiction per voi! Stavolta si tratta di una breve ma classica avventura dei Tre Investigatori! Ho pressato e tampinato l'amico Arthur Robertson (ovviamente si tratta di uno pseudonimo) per sei mesi per ottenergli questa storia! La rete abbonda di fanfiction sui Tre Investigatori, ma mi risulta che Pomi d'ottone e messaggi segreti per ora sia la prima e l'unica scritta in italiano! Le nostre fanfiction ovviamente vanno intese come degli omaggi alle serie e ai personaggi che amiamo, e non hanno scopo di lucro. E ora la parola ad Arthur Robertson!
Arthur Robertson
POMI D’OTTONE E MESSAGGI SEGRETI
1
− La prego, si calmi!
− Lei non capisce! È roba mia e la rivoglio!
Le urla provenivano dal cortile della Bottega del recupero. Sembrava che Titus Jones avesse qualche problema a tenere a bada un cliente nervoso e prepotente. Jupe e Pete, con ancora in testa dei cappelli di carta fatti con vecchi giornali, si affacciarono a vedere cosa stava succedendo. A Zia Mathilda quel pomeriggio non era parso vero di averli pescati a bighellonare senza far niente davanti all’ufficio del grande negozio di rigattiere di Zio Titus: li aveva immediatamente messi al lavoro a stendere l’antiruggine su dei vecchi tubi metallici, che aveva intenzione di utilizzare come sostegni per lampade, che poi avrebbe rivenduto, realizzando un buon guadagno, o almeno così sperava. I ragazzi, riluttanti, avevano dovuto indossare due vecchi grembiuli incrostati di schizzi di vernice e fabbricarsi dei cappelli di carta per non sporcarsi. Bob, il membro mancante del trio, era al lavoro in biblioteca, per sua fortuna.
Zio Titus fronteggiava un uomo sui trent’anni, alto e magro, che lo guardava in cagnesco e stringeva i pugni.
− Le ripeto che mi hanno pagato per portarmi via tutte quelle vecchie carabattole! − si difendeva Titus. − Ed era mio diritto rivenderle!
I ragazzi furono rassicurati nel vedere che anche Konrad, uno dei due fratelli impiegati come tuttofare da Zio Titus, si stava avvicinando a grandi passi. Se quell’uomo avesse avuto l’intenzione di aggredire Zio Titus, la presenza del gigantesco bavarese lo avrebbe senz’altro dissuaso.
− Che succede? Qual è il problema? − fece Konrad.
− Qual è il problema? Questo tizio vorrebbe indietro quelle vecchie carabattole che abbiamo preso dalle stanze al pianterreno di quella casa fuori città, a Magpie Hill, due settimane fa!
− Non mi interessa tutta quella roba: solo una cosa, qualcosa che era finita per sbaglio tra la roba da buttare!
− Vuoi dire che anche l’oggetto che cerca questo signore è stato venduto per un dollaro, Zio Titus?
Jupiter ricordava come si era arrabbiata Zia Mathilda quando aveva visto suo marito scaricare un intero camion di vecchi mobili graffiati e altri oggetti disparati, scheggiati e arrugginiti:
− Titus Jones! − aveva tuonato. − Non mi riempirai ancora il negozio di cianfrusaglie invendibili come questa!
− Ma non mi sono costate niente, − aveva provato a ribattere Zio Titus. − Anzi mi hanno pagato per ritirarle!
− Non è questo il punto! Tra un po’ non ci sarà più spazio neanche per parcheggiare un’auto!
Insensibile alle proteste di Zio Titus, lei gli aveva imposto di disfarsi immediatamente di quel nuovo carico con una vendita straordinaria. Una bella spolverata e poi via tutto a solo un dollaro al pezzo. In pochissimi giorni aveva ottenuto quel che voleva: i nuovi oggetti erano quasi tutti spariti e il cortile era di nuovo praticabile.
− Mi interessa la testiera da letto in ottone. Solo quella!
− Beh, quel che è rimasto è tutto qui, − fece Titus, indicando un vecchio comodino e una bicicletta mezza arrugginita e senza un pedale. − Me la ricordo la testiera in ottone, ma qui non c’è, quindi è evidente che l’abbiamo venduta.
− Questo lo capisco anch’io! Voglio solo sapere chi l’ha comprata! È roba mia e la rivoglio!
− Come vuole che io prenda nota di tutti i clienti che comprano oggetti da un dollaro? C’erano decine e decine di persone ogni giorno!
− Un commerciante serio lo avrebbe fatto comunque!
− E dunque io non sarei un commerciante serio?
− Zio Titus, un momento! − intervenne Jupiter. − Non c’è bisogno di litigare. Signore, Zio Titus non poteva sapere che quell’oggetto era più importante degli altri. In fondo ne era entrato in possesso regolarmente. Ma se lei tiene così tanto a quella testiera in ottone, noi la ritroveremo per lei!
Così dicendo aveva infilato una mano un po’ sporca di vernice nella tasca di dietro dei pantaloni e aveva tirato fuori un biglietto da visita:
I TRE INVESTIGATORI
indagini di qualsiasi tipo
???
Investigatore capo: Jupiter Jones
Secondo investigatore: Pete Crenshaw
Ricerche e documentazioni: Bob Andrews
L’uomo aveva preso in mano il biglietto, e lo guardava dubbioso.
− Noi ragazzi, − spiegò Jupiter, − siamo qualcosa di più che investigatori dilettanti. E siamo particolarmente bravi a ritrovare oggetti smarriti. Ci assuma, e riavrà la sua testiera di letto in men che non si dica.
− Hum. Dovrei fidarmi di un’agenzia di ragazzini?
− Padronissimo di rivolgersi altrove. Ma lei crede che un’agenzia di investigatori privati professionisti le darebbe retta? Oppure lo farebbe la Polizia? Nessuno di loro si mobiliterebbe per ritrovare una vecchia testiera da letto. Noi ragazzi invece accettiamo casi per il semplice piacere di risolverli, e il solo fatto di riuscirci è per noi la miglior ricompensa. Mi dia retta, se ci tiene così tanto a riavere quell’oggetto, farà la scelta giusta se ci assumerà.
− Si direbbe che non abbia altra scelta. Ok ragazzi. Mi chiamo Liam Seagull. Datemi carta e penna. Vi darò il mio numero di telefono e vi farò uno schizzo dell’oggetto che cerco.
− Non capisco, Jupe, − disse Bob. Dopo aver finito il turno alla biblioteca aveva raggiunto i due amici nel laboratorio all’aperto di Jupiter, dove il vulcanico e corpulento investigatore capo aveva tutti gli strumenti per riparare elettrodomestici e altri oggetti da riciclare.
− Perché diavolo hai voluto farti assumere da quell'antipatico? Da quel che mi avete raccontato si è comportato proprio male. Zio Titus e Konrad avrebbero dovuto cacciarlo fuori a pedate!
− E forse lo avrebbero fatto davvero, − intervenne Pete, − se Jupe non fosse intervenuto con la sua parlantina.
− Ragazzi, ho agito così per una serie di motivi. Intanto, volevo sapere chi è quel tizio. Il suo comportamento non è solo maleducato: è molto sospetto. Adesso almeno abbiamo il suo nome e numero di telefono e potremo indagare su di lui.
− Sospetto?
− Sì, Pete. Perché diavolo si scalda tanto per una vecchia testiera d’ottone?
− Stai pensando che...
− Sì, Bob. Perché no? Una testiera di ottone è un nascondiglio ideale. Pensa: i pomi tondi probabilmente si svitano. Forse c’è qualcosa nascosto dentro, e lui lo sa!
− Un tesoro! − propose Pete, eccitato.
− O piuttosto il bottino di una rapina, − disse Jupiter. − Questo Liam Seagull, per quanto ne sappiamo, potrebbe anche essere un malvivente.
− E come pensi di fare per ritrovare la testiera d’ottone? Né Zia Mathilda né Zio Titus ricordano chi di loro l’ha venduta, né tantomeno chi l’ha comprata!
− Infatti. Nessuno l’ha comprata.
− Come sarebbe a dire? − dissero all’unisono Bob e Pete.
− La testiera d’ottone si trova ancora qui, alla Bottega del recupero. Anche per questo ho proposto al signor Seagull di assumerci per ritrovarla.
− Cosa? È ancora qui?
− Sì, Pete. Non ricordi? È proprio dietro di te, in mezzo a quei pannelli di compensato. Era finita tra i tubi da ridipingere, certamente per un errore di Zia Mathilda. Quando ce ne siamo accorti l’abbiamo messa via per poi chiederle cosa farne.
− Ah, questa qui è una testiera di letto? − disse Pete spostando i pannelli. − Ti assicuro Jupe, anche se ne stiamo parlando da un’ora, non avevo idea di cose fosse. Beh, sì, ora lo vedo: è proprio come quella del disegnino che ci ha fatto il signor Seagull.
− Jupe! − disse Bob. − Che facciamo? Proviamo a svitare i pomi d’ottone?
− Direi che è proprio ora di farlo! − rispose Jupe, sorridendo.
− Hmm. Questo non mi sembra che si sviti, − disse Bob, che aveva iniziato a maneggiare il pomolo sinistro.
− Questo invece sì! Questo sì che si svita! − esultò Pete.
− Cosa c’è? Cosa c’è dentro?
− Niente, mi pare. Io almeno non vedo niente, − disse Pete, sbirciando nella cavità con un occhio solo.
− Aspettate, ragazzi, − disse Jupiter aprendo un cassetto del tavolo da lavoro. − Guardiamoci dentro usando una torcia elettrica.
− Ora si vede qualcosa! Sì! C’è qualcosa! − esultò Pete.
− Sembra un pezzo di carta arrotolato, − confermò Bob.
− Come lo tiriamo fuori di lì? Con un uncino? − si chiese Pete.
− Forse non serve, forse potremmo... − mormorò Jupiter cercando di sollevare la testiera. Ma era troppo pesante per lui.
− Aspetta, Jupe, ti aiuto io! − disse Pete, che era il più atletico del trio.
Una volta capovolta la testiera, dal foro cadde un foglietto di carta arrotolato e chiuso con un elastico. I ragazzi, eccitati, tolsero l’elastico, che era vecchio e crepato, e si disintegrò quasi nelle mani di Jupe, e spiegarono il foglio sul tavolo da lavoro. Si trattava di un foglio di quaderno, polveroso e ingiallito. Quel che vi lessero lasciò a bocca aperta perfino l’intelligente Jupiter Jones.
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