sabato 2 maggio 2015

L'indizio nell'orologio - terza e ultima puntata

Ed eccoci finalmente alla conclusione del nuovo giallo di P.A. Mirabelli, L'indizio nell'orologio. Infatti, anche se abbiamo già scoperto il colpevole, o presunto tale, ci sono ancora passaggi segreti da scoprire e persone rapite da salvare, in pratica: avventure a non finire. Buona lettura, e arrivederci, sperabilmente a presto, con la prossima fanfiction





X

Il mattino seguente i ragazzi e il notaio radunarono la servitù nello studio per informarla della loro ultima scoperta. 
- Dal momento che abbiamo trovato il suo medaglione nell’orologio del signor Aghawam – cominciò il notaio. – Non ci sono più dubbi che il signor Page sia coinvolto con la sua morte e quindi con la sparizione della signorina Agatha. Purtroppo, fino a quando non la ritroveremo, non abbiamo prove per accusarlo e consegnarlo alla polizia. 
La servitù appariva preoccupata. 
- La signorina potrebbe anche essere nascosta qui, in uno dei passaggi segreti di questo castello. – suppose François. – dopo la morte del signor Aghawam non vi è capitato, per caso, di dovervi assentare tutti quanti dal castello, anche solo per poche ore?
Dopo alcuni minuti di riflessione la cuoca esclamò:
- Ma certo! Il giorno stesso del funerale, al termine della funzione, decidemmo di trascorrere il resto della giornata dai nostri parenti, per riprenderci dalle emozioni. Quindi nel castello non restò nessuno.
A queste parole Chantal chiese: 
- Dove abitano i parenti del signor Page? –
Fu Nicole a rispondere:
- Non lo ha mai detto a nessuno. D'altronde Maximilian non parla mai della sua vita privata. – 
- Probabilmente invece di fare come il resto della servitù, il signor Page si è recato da Agatha e l’ha portata qui, dove ha potuto nasconderla indisturbato. – concluse Chantal.
- Chantal, ricordi la botta in testa che hai preso l’altro pomeriggio in quella cantina sotto l’aiuola ricoperta di foglie? – chiese François.
- E come potrei dimenticarla? La testa ha continuato a dolermi per tutta la notte. – rispose la sorella.
- Sei più tornata là sotto? – 
- Scherzi? Il ricordo dell’orribile ragno me lo ha impedito. Ma perché me lo chiedi?
- Perché quella cantina può essere importante per ritrovare la signorina Agatha, forse contiene un passaggio segreto. Comunque dobbiamo ancora scoprire chi è stato a colpirti. –
- Sono stato io! – disse il maggiordomo che fino a quel momento non aveva aperto bocca. Sono stato io - ripetè. 
Tutti lo fissarono.
- Ma l’ho fatto in buona fede. Quel pomeriggio ho visto la signorina Chantal uscire in giardino e l’ho seguita. L’ho seguita fin dentro la cantina, poi quando strillò la colpii. Non volevo farle male. Volevo solo spaventarla. Ritenevo che gli attentati degli ultimi giorni stessero diventando troppo rischiosi per voi ragazzi, e speravo in questo modo di tenervi lontano dai guai. Quando perse i sensi mi accorsi di averla colpita troppo forte e mi spaventai molto. La portai fuori dalla cantina con l’intento di farla riprendere. In quel momento sentii Nicole avvicinarsi e pensai che farla trovare dalla cameriera fosse la cosa migliore. La prego di scusarmi, signorina Chantal.
- Niente. – rispose cortesemente lei.
In quel momento François ebbe un’idea:
- Il signor Page deve assolutamente portare del cibo alla signorina Agatha, ammesso che sia viva, e io spero proprio che lo sia, e poiché il passaggio segreto nella stanza di Livy è inutilizzabile, almeno finchè non troviamo l’altra parte del meccanismo, e quello che ho scoperto io non porta da nessuna parte, l’unico ambiente inesplorato rimane la cantina. Io credo si trovi lì il passaggio segreto di cui si serve il signor Page per raggiungere Agatha. Perciò questa sera Chantal e io lo precederemo in cantina. –

XI

Appena le ombre della sera calarono sul castello, due figure furtive uscirono nel buio giardino. Nei pressi dell’aiuola il notaio attendeva i due ragazzi. 
- Eccoci! – si annunciarono i due fratelli comparendo di fronte all’uomo.
- Bene! – rispose quest’ultimo. – Il maggiordomo si è offerto di tenere occupato per un po’ il signor Page, ed ora è con lui. Voi siete pronti? –
Alla risposta affermativa dei ragazzi, aggiunse:
- Io resterò di guardia qui intorno. In caso di necessità chiamatemi. – 
François e Chantal sollevarono con forza la maniglia di ottone nascosta dalle foglie e uno per volta scesero silenziosamente le scale, tenendo le torce accese. Chantal richiuse dietro di sé la botola.
- François, ho paura! – disse con un filo di voce. – E se incontriamo ancora il ragno? –
Chantal, dai! Potremmo essere scoperti e forse anche uccisi e tu pensi al ragno! A volte si proprio una femminuccia paurosa! –
- Io non sono una femminuccia paurosa! – si risentì lei. 
Con le torce puntate sul pavimento proseguirono cauti e silenziosi.
Trovarono una lanterna che accesero in modo da illuminare l’intera stanza, quindi procedettero nella ricerca di un passaggio che conducesse al nascondiglio della signorina Agatha. Dopo parecchio tempo trascorso tastando e battendo ogni muro e oggetto che incontravano, i due fratelli si sedettero sconsolati.  Erano quasi propensi a risalire in giardino, quando Chantal notò qualcosa a cui non aveva fatto caso il giorno della sua prima visita.
- François, guarda. – esclamò battendo una mano sulla spalla del ragazzo.
- Che c’è? Hai rivisto il famoso ragno? – 
- Ma no, sciocco! – continuò la sorella, offesa. – Invece di scherzare, guarda quelle bottiglie. Non noti niente di insolito? – 
François guardò più attentamente le vecchie bottiglie di vino disposte su un mobiletto in un angolo della stanza.
- E’ vero! Come ho fatto a non accorgermene prima! –
Infatti, mescolata alle altre bottiglie coperte di polvere, ce n’era una completamente pulita. François l’afferrò e vide che la bottiglia era legata da una cordicella. Appena la sollevò di qualche centimetro, una parte della parete di fronte a loro sì aprì. Raggianti i ragazzi si diressero all’apertura e la oltrepassarono. Notarono dall’altra parte della parete un pulsante che serviva per riaprire l’apertura, quindi la richiusero. François scrutò la nuova stanza con la torcia. Un mugolio improvviso immobilizzò i due fratelli. Chantal puntò la luce della torcia verso un angolo e vide la sagoma di una persona. Si avvicinarono e capirono che era una donna. Aveva le mani legate dietro la schiena, le gambe unite e legate anch’esse e un fazzoletto, legato dietro la nuca, che le serrava la bocca e le impediva di parlare. La riconobbero dai tratti fisici: aveva i capelli biondi e ricciuti che le ricadevano sulle spalle e occhi grigio-verdi. Era Agatha Aghawam!

Intanto in giardino il notaio passeggiava nervosamente. Un rumore di passi lo distolse dai suoi pensieri e si nascose dietro un’alta siepe di oleandri. Grazie alla luce della luna che rischiarava l’oscurità della notte, riuscì a vedere in viso la persona sopraggiunta e a riconoscerla: Maximilian Page!
- Dannazione! – pensò. Se scopre i ragazzi è la fine. Ma che posso fare? – 
Rimase immobile alcuni istanti, poi si alzò e si diresse verso l’uomo che stava in piedi di fronte all’aiuola. Page si voltò di scatto e lo fissò.
- Salve, bella serata, vero? – esclamò il notaio sorridendo.
- Un po’ troppo tardi per passeggiare, non le pare? – rispose al sorriso il giardiniere. 
- Forse. – riprese l’altro. – E lei cosa fa qui a quest’ora? –
Page, per nulla imbarazzato, rispose con franchezza:
- Io sono anche il guardiano, è mio dovere ispezionare il giardino di notte. – poi aggiunse: - No scambiato due chiacchiere con Maigret e mi ha detto che vorrebbe parlare con lei. –
- Ma io non so dove trovarlo, forse lei potrebbe accompagnarmi… - Il notaio cercò di far allontanare l’uomo dall’aiuola ma non riuscì a terminare la frase perché Page lo interruppe.
- E’ nel salone, lo troverà sicuramente là. Buona serata. –
Titubante, il notaio si trovò costretto ad andarsene, sperando che i ragazzi riuscissero in qualche modo a nascondersi. Raggiunse in pochi minuti il salone dove Maigret discuteva con le cameriere.
- Finalmente è qui! – esclamò eccitato non appena vide entrare l’uomo nel salone. – Ho una sorpresa per lei. Guardi, l’ha trovata Jeanne frugando negli alloggi di Page! –
E mostrò al notaio la testa di una statuetta cinese. 
- Ma questa è… - riuscì a dire. Questo è il pezzo mancante per aprire il passaggio segreto nella stanza della signorina Livy! Presto, muoviamoci, François e Chantal potrebbero essere in pericolo! –

XII

La difficoltà maggiore consisteva nel far allontanare Livy dalla sua camera. Non volevano coinvolgere le due donne per paura che potessero mandare a monte tutto il piano. Ma le cameriere ebbero una splendida idea. Jeanne entrò nella stanza di Livy che si svegliò di colpo.
- Jeanne, che cosa fai qui? –
- Mi scusi, signorina Livy. – spiegò la ragazza. – Ma poco fa abbiamo trovato un topo in cucina, abbiamo cercato di catturarlo ma, sfortunatamente, è fuggito al piano superiore. Pensiamo che si sia nascosto in una delle camere da letto perciò dovremmo controllare e se lei… -
Livy l’interruppe:
- Ma certo! Cercate con comodo, io esco subito dalla stanza. Penso che andò in salone. Sai, io non amo assolutamente i topi, anzi, quindi non posso esservi di aiuto. – 
Jeanne sorrise:
- Grazie signorina. Non appena avremo preso il topo verrò a chiamarla. – 
Livy indossò la vestaglia e uscì in fretta dalla stanza. In corridoio trovò Vicky che la stava aspettando. Anche lei era stata avvertita del topo fuggiasco, e insieme si diressero al salone seguite da Nicole. Il notaio, il maggiordomo e Jeanne, invece, restarono nella stanza e unirono le due parti della statuetta cinese. Il mobile e la parete contro la quale era appoggiato ruotarono aprendo uno stretto passaggio. I tre, accesa una torcia elettrica, entrarono e dopo pochi metri si trovarono di fronte delle interminabili scale buie e ripide.

Intanto François e Chantal, liberata Agatha, la riempirono di domande. La giovane donna rispose, con voce tremante:
- Alcuni giorni fa partii per venire al castello per il funerale dello zio, ma per un contrattempo arrivai in ritardo.  Il castello sembrava abbandonato, il cancello però era aperto ed entrai in giardino. Qui qualcuno mi colpì alla testa e quando ripresi conoscenza ero in questa stanza, legata come mi avete trovata. –
- Noi pensiamo sia stato il giardiniere a colpirla, signorina. – precisò Chantal. – Ma adesso François ed io la porteremo nel castello, chiameremo la polizia e quel furfante non avrà scampo.-
- Io non ne sarei tanto sicuro! – 
I due ragazzi si voltarono atterriti e videro, nell’apertura della stanza segreta, Maximilian Page! Il suo volto era calmo e sorrideva compiaciuto all’espressione spaventata dei due.
- Avreste fatto meglio ad andarvene dal castello quando avevate subito i primi attentati. Fino ad ora vi è sempre andata bene, ma questa volta la finirete di interessarvi alle cose altrui. –
E detto questo si avvicinò loro con passo pesante.
- Un momento. – lo fermò François, mentre la sorella indietreggiava. – Noi ci siamo dati molto da fare per scoprire come sono andate le cose. Mi sembra un nostro diritto sapere la verità, prima di morire! – 
François parlava lentamente, ed era chiaro che voleva guadagnare tempo. Il giardiniere si bloccò e, inaspettatamente, iniziò a parlare.
- Io volevo avere l’eredità. Quindi chiesi al signor Aghawam di lasciare tutto a me, come unico erede, dal momento che ero stato il primo di tutti a prestare servizio in questo castello. Ero venuto q vivere qui all’età di sei anni, con mia madre, e restai qui anche dopo la sua morte. La nipote, invece, non veniva mai a trovarlo, non si era mai occupata di lui. Ma lui mi accusò di aver rubato i suoi quadri. In effetti era vero, ma io avevo intenzione di restituirli, li avevo rubati in un momento di disperazione, perché avevo bisogno di soldi, ma non li avevo mai venduti. Il pomeriggio in cui gli feci questa richiesta, che ritenevo che lui avrebbe condiviso, era l’ora in cui il signor Aghawam prendeva la medicina per il cuore. Il bicchiere con la medicina era sulla scrivania. Le cameriere gliela portavano due volte al giorno, perché senza di essa rischiava un attacco cardiaco fatale. Quando mi accusò del furto, in preda all’ira, afferrai il bicchiere e lo scaraventai al suolo. Al signor William venne un attacco cardiaco e cominciò a tossire chiamando aiuto. Capii che era la sua fine e scappai, temendo di essere accusato della sua morte. Quindi mi nascosi nel corridoio. Una decina di minuti dopo arrivarono le cameriere e lo trovarono morto con la penna in mano e il testamento accanto a lui. Vedendo il bicchiere in frantumi sul pavimento pensarono che il signor Aghawam avesse avuto un attacco di cuore prima di essere riuscito a prendere la medicina e che, cercando di afferrare il bicchiere della salvezza, questo fosse invece caduto dalla scrivania. L’unica cosa che nessuno riuscì a spiegarsi era il motivo per cui avesse preso il testamento e la penna senza scrivervi nulla. Quando tornai nella mia stanza mi accorsi di aver perso il medaglione che già da qualche tempo si staccava dalla catenella. In seguito, tornai nello studio per cercarlo, ma non lo ritrovai più. Bene, ora che sapete tutto, possiamo farla finita! –
François guardò il giardiniere con il quale, qualche giorno prima, aveva discusso di fiori, piante e innesti. Ora non aveva più l’aspetto bonario di quei giorni, ma il suo sguardo era duro e colmo d’ira tanto che il ragazzo si sentì le gambe tremare. Page colpì il braccio di François facendo cadere a terra la torcia elettrica, poi lo afferrò per il collo e cominciò a stringere, mentre Chantal, terrorizzata, restò immobile nel buio. Avrebbe voluto aiutare il fratello, ma nel buio si sentiva disorientata e non sapeva dove dirigersi. Riuscì soltanto a gridare aiuto.

XIII

In quell’istante dal soffitto si aprì una botola e il notaio e il maggiordomo balzarono addosso a Page, sbalordito dal loro improvviso arrivo. 
- Jeanne, corri a chiamare la polizia – gridò il notaio alla ragazza, strappando François dalle mani del giardiniere.
Mentre i due uomini immobilizzavano quest’ultimo Chantal, che riuscì finalmente a ritrovare la torcia, corse in aiuto del fratello che tossiva afferrandosi il collo con una mano. Poi, alla richiesta del maggiordomo, afferrò le corde che erano servite a legare Agatha e gliele portò. 
Maigret e il notaio legarono Page e si occuparono di François e di Agatha. Il ragazzo stava bene, mentre la donna, resa debole dalla prigionia, non si reggeva in piedi. Infatti Page le dava pochissimo da mangiare ed era rimasta per parecchi giorni legata ed imbavagliata in quella stanza. Così fu portata, insieme a Page, nel salone. Circa un quarto d’ora dopo arrivò la polizia ed allora François e Chantal raccontarono, in presenza di tutti, la confessione del giardiniere. Page aggiunse che sperava di convincere Agatha a rinunciare all’eredità e a lasciare tutto il patrimonio degli Aghawam a lui. La polizia concluse che Page non fosse del tutto sano di mente ed egli fu portato via dal castello immediatamente. Ovviamente era stato Page a mettere, di nascosto, il cianuro nella bottiglia dell’acqua ed era stato sempre lui, una notte, a smollare il gancio del lampadario del salone, in modo che precipitasse al momento giusto. Per quanto riguarda l’auto che si schiantò contro il muro, la soluzione l’aveva già trovata François: Page sentì che si sarebbe recato all’auto, lo precedette, si nascose sotto i sedili posteriori e nquando il ragazzo si avviò verso il castello con i guanti, manomesse il freno a mano, balzò giù dall’auto e scomparve in silenzio fra le piante del giardino. 
Agatha venne rifocillata e dopo qualche ora di sonno si sentì meglio. Anche Vicky e Livy erano soddisfatte del modo in cui si era conclusa la vicenda e che Agatha stesse bene, anche se loro non avevano in alcun modo contribuito alla sua risoluzione. La vacanza nella splendida Loira per François e Chantal era terminata e due giorni dopo l’arresto di Page erano pronti a partire per tornare a Parigi. Prima che partissero Agatha li salutò.
- Vicky, Livy, siete state molto gentili a venire qui preoccupate per la mia scomparsa e spero che torniate a trovarmi molto presto. – poi, rivolta ai ragazzi, continuò: - François, Chantal, non so come ringraziarvi per quello che avete fatto per me. L’invito a ritornare a trovarmi vale anche per voi. Ho deciso di restare qui e di trasformare il castello in un hotel. La cuoca, Jeanne, Nicole e il maggiordomo resteranno con me e mi aiuteranno. Quanto al guardiano-giardiniere ne assumerò un altro. La prossima volta che verrete a trovarmi vi riserverò la camera d’onore. –
I due ragazzi la ringraziarono e salirono sull’auto insieme alle due donne e al notaio. Velocemente l’auto sorpassò il cancello che si richiuse alle loro spalle.


1 commento:

  1. Io sottoscritta Paola Mirabelli dichiaro che il racconto L'indizio nell'orologio è frutto del mio ingegno, che ne detengo il diritti e ne autorizzo la pubblicazione sul blog www.http:giallodei ragazzi.blogspot.it

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