Zio Titus, potrebbe anche essere fatto così! |
Ed eccoci alla seconda puntata della nuova fanfiction originale del blog Giallo dei Ragazzi! Ma voi vi rendete conto che ho dovuto tartassare il molto misterioso Arthur Robertson per più di due anni, per ottenere questo straordinario risultato? E voi come mi ringraziate? Iscrivetevi tutti quanti al blog, avanti marsh! Qual è la spiegazione delle misteriose stranezze in cui si sono imbattuti Titus Jones e Konrad? Scopriamolo insieme leggendo questa seconda parte di quella che mi risulta essere la seconda fanfiction mai pubblicata in italiano sui Tre Investigatori. La prima pure la trovate qui, su questo blog! E ora, buona lettura!
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− Cosa fanno? − chiese Titus, senza
girarsi, mentre sollevava la cornetta del telefono per verificare che
funzionasse. La cabina era male in arnese e i vetri erano crepati. Ma il
segnale di linea telefonica libera c’era.
− Niente, − rispose Konrad. − Continuano
a fare avanti e indietro fra il camion e il negozio. Non badano a noi.
Titus si mise allora ad esplorare le
numerose tasche della salopette di jeans che usava come abito da lavoro,
e che quindi in pratica indossava sempre, tranne quando era a letto a dormire o
in pochi altre occasioni. Di solito le sue tasche erano una miniera di
spiccioli, il che mandava in bestia Mathilda Jones quando doveva fare il bucato
− e questa era una delle rare occasioni in cui Titus non poteva indossare la
sua salopette − ma stavolta aveva trovato ben poco. Konrad, da parte sua, aveva
in tasca mezzo dollaro e lo aveva messo a disposizione. Titus contò tutte le
monetine, reputò che fossero sufficienti e le inserì nell’apparecchio
telefonico.
− Pronto? − gracchiò Mathilda Jones
attraverso il malandato ricevitore della cabina.
− Mathilda, sono, io, Titus. Passami
Jupe, per favore. In fretta!
− Jupiter? In fretta? Non ti ricordi che
oggi i ragazzi sono a casa di Bob Andrews? Devono studiare per il compito di
matematica di domani!
− Ah, già, è vero! Me ne ero...
− Titus Andronicus Jones! Ti stai
rimbambendo sempre più velocemente! Eppure ieri sera Jupiter te lo ha detto e
ripetuto! Se tu non pensassi sempre e solo agli affari tuoi...
Titus si rammaricò di aver prestato il
fianco alla solita interminabile reprimenda della moglie. Tentò, per quanto
possibile, di smorzarla sfoderando il tono di voce più gentile e musicale
possibile:
− Mathilda cara, ho urgenza di
contattare Jupe e non ho sottomano il numero di telefono degli Andrews,
potresti gentilmente cercarmelo, per favore?
− Eh! Certo! Tutti quanti subito ai tuoi
ordini! Che importa cosa stavo facendo io? Vado subito a prendertelo: avanti
marsch!
− Per favore, cara, potresti sbrigarti? −
continuò Titus. − Ho pochi spiccioli e non so se...
Ma la moglie era già andata a cercare il
numero, e non stava più ad ascoltare. Titus allora si rivolse a Konrad:
− Hai una matita? Hai un pezzo di carta?
Di fronte al doppio diniego del
tedescone, Titus si mise di nuovo a esplorare freneticamente le tasche con la
mano libera. Seminò sul pavimento della cabina telefonica due bottoni, un tappo
di bottiglia, un’altra monetina che era sfuggita al primo setaccio, e che
Konrad subito raccolse e infilò nell’apparecchio, finché finalmente saltò fuori
un mozzicone di matita. Ma pezzi di carta non ne riuscì a trovare, per cui
quando finalmente Mathilda fu di ritorno e snocciolò i numeri, dovette
scribacchiarli faticosamente all’insù sul bordo di uno dei montanti di
alluminio della cabina. Poi, temendo di non aver abbastanza tempo, troncò ogni
convenevole e attaccò, mentre Mathilda ancora parlava, sempre rimproverandolo
di qualcosa. Quindi, sperando che gli spiccioli inseriti nell’apparecchio
bastassero, compose il numero degli Andrews.
Fu Bob stesso a rispondere:
− Pronto?
− Bob! Sono Titus Jones! Passami
Jupiter! Im-me-dia-ta-men-te!
Bob evidentemente recepì il messaggio,
perché Titus e Konrad lo udirono chiamare ad alta voce: − Jupe, è per te! È tuo
zio Titus, e sembra sia una cosa importante!
E finalmente Titus Jones poté udire la
voce del suo vulcanico nipote:
− Zio Titus?
− Jupe! Stammi a sentire: ci sono degli
uomini con un camion parcheggiato davanti a un negozio in ristrutturazione, che
fanno avanti e indietro con dei mobili, portandoli dal camion al negozio e poi
di nuovo sul camion, e avanti così per delle ore. E poi...
− Ma cos’è? Un quiz? Un indovinello?
− No, Jupe! Sta accadendo qui, davanti a
noi! E...
− È una cosa molto strana!
− Lo so da me! È per questo che ti
telefono! Che significa, secondo te? E poi...
− Questi mobili sembrano stranamente
pesanti?
− Non lo so: usano un carrello per
spostarli. Ma...
− Bisognerebbe controllare se dentro
questi mobili stanno in realtà trasportando qualcosa...
− Jupe! Sto cercando di dirtelo da un
pezzo: un cassetto si è aperto e abbiamo visto che dentro c’erano dei
calcinacci!
− Dei calcinacci?
− Sì: pezzi di cemento, mattoni rotti...
− Hmmm. Questo è davvero interessante...
− Ma tutto questo ha un senso, per te?
− Forse sì... Cosa c’è nel palazzo in
questione?
− Un grosso negozio vuoto, in
ristrutturazione.
− Oltre a quello, intendo.
− Non lo so. Noi da qui vediamo solo il
lato del negozio.
− Hmmm... Sai che dovresti fare, zio?
− No! Dimmelo tu! Sei tu l’esperto di
misteri, in famiglia, o no? Ti ho telefonato per questo!
− Fai un giro, controlla il palazzo,
vedi che altro c’è sugli altri lati. E poi richiamami.
− Ok, − fece appena in tempo a dire
Titus, prima che la linea cadesse. Quindi riappese il ricevitore e mormorò:
− Non so come farò a richiamarlo, ora
che abbiamo finito le monete. Comunque, diamo retta a Jupe. Vieni, Konrad,
facciamoci una passeggiata intorno all’isolato. Mi raccomando, aria
indifferente... Come se niente fosse...
Il gigante biondo si infilò le mani in
tasca e seguì Titus. Per darsi un contegno si mise anche a fischiettare, ma
Titus lo zittì col dito davanti alla bocca, temendo che comportandosi in quel
modo sarebbero risultati ancor più sospetti.
− Smettila di fischiare: sembri una
locomotiva! Facciamo finta di chiacchierare del più e del meno, invece!
− Come si fa a far finta di
chiacchierare, Mr. Jones?
− Proprio così, come stiamo facendo
adesso.
Man mano che completavano il giro
dell’isolato, Titus notò che il quartiere prendeva tutto un altro aspetto. La
parte desolata e in stato di totale abbandono lasciava gradualmente il posto a
marciapiedi e muri puliti e ben curati. Il viale era ampio e signorile, e
sull’altro lato della strada si aprivano alcune vetrine di negozi, chiusi da
grate perché era domenica, ma dall’aspetto prospero. E giunti finalmente sul
lato opposto, vide le insegne di una grande banca. Ecco cosa c’era dall’altra
parte.
A quel punto Titus udì di nuovo il suono
lontano del martello pneumatico. Era tutta la mattina che lo sentiva, ma solo
adesso gli venne in mente che quel suono poteva anche non aver nulla a che fare
con dei lavori stradali. Improvvisamente tutto prese forma nella sua mente: la
banca, il martello pneumatico, il negozio in disuso sul retro, i calcinacci
trasportati sul camion nascosti dentro ai mobili...
− Torniamo indietro! Andiamo alla cabina
telefonica!
− Ma come facciamo a telefonare a Jupe?
Abbiamo finito gli spiccioli!
− Non dobbiamo chiamare Jupiter, dobbiamo
chiamare la polizia!
I due girarono sui tacchi e tornarono
indietro a passo svelto. Titus armeggiò col telefono: doveva sempre essere
possibile fare una chiamata a un numero di emergenza da una cabina pubblica,
anche senza soldi. Ma come fare a ottenere la linea? Provò più volte a pigiare
la leva, premette i vari bottoni: niente da fare, non gli riusciva di farlo funzionare.
A un certo punto Konrad iniziò a bussare
sulla porta della cabina. Titus si girò e lo vide indicare due uomini che si
avvicinavano a passo svelto. Erano i due operai che avevano passato la mattina
a trasportare i mobili avanti e indietro. Dovevano averli notati ed essersi
insospettiti, perché avevano un’aria a dir poco battagliera. Titus capì che
probabilmente erano armati e pronti a tutto, e che quindi non c’era tempo da
perdere. Sgusciò fuori dalla cabina telefonica e disse a Konrad:
− Via! Scappiamo!
Si misero a correre lungo la strada, e i
due malviventi dietro. Titus capì che Konrad avrebbe potuto correre molto più
velocemente di lui, quindi gli disse:
− Corri! Torna all’Hotel! Forse Mr.
Adams è ancora lì: vai nel suo ufficio e telefona alla polizia!
− E lei, Mr. Jones?
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