domenica 12 luglio 2015

Lo chalet dei fantasmi - prima puntata

Che estate sarebbe senza un giallo per ragazzi da leggere? E allora eccoci qui con un giallo a puntate, per di più rinfrescante, dato che è ambientato durante le vacanze di Natale! Si tratta di un giallo nuovissimo e inedito, ancora una volta tratto dal cassetto segreto della straordinaria P.A. Mirabelli. Torna il gruppo dei Fossi e Franzi, sei ragazzi in cerca di avventure misteriose che abbiamo già conosciuto ne Il disco rigato. Questa volta le loro vacanze invernali si trasformano in qualcosa di più! Buona lettura e arrivederci al prossimo weekend con la seconda puntata!


LO CHALET DEI FANTASMI

Tornano con una nuova avventura i sei amici conosciuti come “Fossi & Franzi”. Questa volta saranno in vacanza in uno splendido Chalet di montagna. Ma non sarà una vacanza di tutto riposo. Infatti dovranno vedersela nientemeno che con… i fantasmi!!!! Il giallo sta per avere inizio.

I

- Spero vi divertiate! – la signora Franzi abbracciò Carlotta. 
La ragazza non era assolutamente convinta di ciò. Infatti l’idea di trascorrere ben dieci giorni in continua compagnia di Mirko non l’entusiasmava assolutamente. Comunque il Passo del Tonale era un luogo incantevole e il soggiorno nello chalet di montagna sarebbe stato divertente, a condizione di mantenere le dovute distanze dall’odiato compagno. Mirko, dal canto suo, per evitare furiose litigate, era più che deciso ad ignorare Carlotta per tutte le vacanze natalizie.
- E mi raccomando, fate attenzione a Luca e a Deborah! – aggiunse la signora Fossi, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto.
I ragazzi assicurarono la massima prudenza e dopo gli ultimi saluti salirono in auto e, con Davide al volante, partirono. Per affrontare il viaggio, i ragazzi avevano dovuto noleggiare un’auto a sei posti.
- Sento che questo Natale sarà indimenticabile! – esclamò fiducioso il guidatore. – E’ stata una splendida idea quella di trascorrerlo tutti assieme in uno chalet. –
- Ed è stato ancora più splendido che i nostri genitori abbiamo accettato di lasciarci andare. – aggiunse Marianna seduta sul sedile di fianco.
- Accidenti, come siamo stretti qui! – esclamò Luca dal bagagliaio dove, faticosamente, schiacciato fra i bagagli e Deborah, cercava di allacciarsi una scarpa.
L’auto noleggiata aveva due sedili posizionabili nel bagagliaio, ma ciò toglieva spazio per i bagagli, che così erano stati sistemati una parte vicino a Luca e Deborah e una tra Carlotta e Mirko, sui sedili posteriori.
- Hai proprio ragione – condivise Carlotta. – C’è una persona tra noi che sarebbe potuta restarsene a casa! –
Mirko, al quale era diretta l’affermazione, si limitò a rispondere con indifferenza: - Se anche tu la pensi così, Carlotta, perché sei venuta con noi? –
La ragazza, per tutta risposta, si voltò verso il finestrino e continuò a fissare il paesaggio per tutto il viaggio. Verso mezzogiorno l’auto raggiunse un paesino sperduto tra le alte montagne, una piccola frazione nei pressi del Passo. C’erano file di casette di pietra e legno, qualche negozio, un paio di ristoranti, una pensione e un distributore di benzina all’entrata del paese. Davide posteggiò l’auto davanti ad un negozio di alimentari. 
- E’ ora di pranzo e non abbiamo provviste. – disse. – E’ meglio comprare qualcosa. –
Marianna e Carlotta scesero e si diressero nella bottega.
- Buongiorno! – esclamò allegramente una grassa signora mezza sdentata. – Che cosa desiderate? –
Marianna elencò alcuni prodotti mentre Carlotta osservava piena di curiosità il piccolo negozio colmo di scaffali con confezioni di prodotti tipici di ogni genere.
- Siete forestieri? – chiese la bottegaia mentre sommava i prezzi dei prodotti. Alla risposta affermativa continuò: - alloggiate alla pensione o siete in visita a parenti? –
- No, non abbiamo parenti qui. – rispose la ragazza pagando. – Ma non alloggiamo alla pensione. Ci fermeremo nello chalet di un nostro conoscente, il signor Pagni, a qualche chilometro da qui. –
- Allo chalet del signor Pagni? – esclamò incredula la donna. – Ma siete pazzi! Il proprietario non viene più qui da anni e da qualche tempo si dice che quello chalet sia infestato! –
- Infestato? – chiese Carlotta. – Non mi dica che crede ai fantasmi? –
- Non solo io ci credo, ma tutto il paese. Molti giurano di aver sentito delle grida di notte, e di aver intravisto degli spettri aggirarsi nel bosco circostante! Seguite il mio consiglio finché siete in tempo: tornatevene a casa! – 
- La ringrazio per il suo interessamento, ma noi non crediamo ai fantasmi e smentiremo queste dicerie. – e detto ciò Marianna uscì seguita dalla sorella. 
Non appena risalirono in auto le ragazze riferirono le notizie avute, che furono accolte con una risata dagli altri.
- Fantasmi! – esclamò ridendo Mirko. – Non ho mai sentito niente di più insulso. Comunque, anche se ci fossero, una vola vista Carlotta, scapperanno a gambe levate! – 
- Mirko! – protestò Carlotta ma non riuscì a continuare perché Davide si intromise per evitare una delle solite liti tra i due: - sono le solite fantasie e credenze degli abitanti di paese. Non è il caso di preoccuparci. –
- Però sarebbe bello se ci fossero veramente i fantasmi! – fantasticò Deborah. – Quando tornerò a scuola potrei raccontare di aver visto i fantasmi! –
- E tutti ti considererebbero matta! – concluse Luca. 
In breve tempo giunsero allo chalet. Vicino c’era un laghetto dalle acque splendenti, illuminate dal debole sole invernale.
- E qui dovrebbe esserci un fantasma! – esclamò Marianna scendendo dall’auto. – Sembra un paradiso! –
- Mentre Mirko ed io scarichiamo i bagagli, voi ragazze provvedete al pranzo. – ordinò Davide.
Così, mentre Deborah e Luca preparavano la tavola nella spaziosa cucina, le due sorelle trafficavano vicino ai fornelli.
- Dopo pranzo sarebbe bene dare una pulitina. – disse Carlotta sollevando con un dito la polvere depositata sulla credenza. 
- Luca – chiamò Marianna porgendo al bambino una caraffa anch’essa impolverata. – ci dovrebbe essere una fontana nei dintorni. Cercala, sciacqua la caraffa e riempila d’acqua. Sarà più frasca di quella dei rubinetti.
I due fratelli irruppero nella stanza.
- Finito! Si mangia? Ho una fame terribile. – disse Mirko sedendosi a tavola.
- Tra poco. – rispose Deborah sedendosi accanto a lui.
- Se hai tanta fame, perché non prepari qualcosa tu? – chiese ironicamente Carlotta.
Col sopraggiungere di Luca tutti si sistemarono a tavola. Finito di pranzare e lavati i piatti, i ragazzi si dedicarono all’opera di pulizia delle stanze dello chalet. A Luca e Deborah toccarono le camere da letto che si trovavano al piano superiore. Deborah aprì un grosso armadio a specchio per togliere la polvere al suo interno. Ma non appena sollevò alcune vecchie coperte da un ripiano, lanciò un urlo. Un terribile scorpione stava per pizzicarle una mano!

II

- Aiuto! Davide! Mirko! – gridò Deborah allontanandosi velocemente dall’armadio assieme a Luca. 
Davide si precipitò nella stanza seguito dal fratello. – Cosa succede? – chiese allarmato.
- Là… nell’armadio… c’è uno scorpione! – lì informò prontamente Luca.
I due ragazzi si avvicinarono all’armadio.
- Accidenti! Non ne ho mai visti di così grossi. – fece Mirko non appena vide l’animale. 
Davide prontamente si tolse una scarpa e schiacciò lo scorpione, lungo circa cinque centimetri.
- Che schifo! – esclamò Deborah mentre il fratello gettava quel che restava dello scorpione dalla finestra. – La vacanza inizia proprio bene: prima la notizia dei fantasmi e poi quello scorpione. Mi domando cosa ci aspetterà in seguito! –
- Su, non esagerare. – l’ammonì Davide. – Incontri come questo capitano di sovente in montagna. Adesso ci conviene continuare il nostro lavoro, se non vogliamo sentire le urla di Marianna. – e detto ciò se ne andò con Mirko e i due bambini continuarono la pulizia delle camere, un po’ timorosi.
Fortunatamente, tutti quanti, incontrarono solo qualche ragno, osservati con disgusto da Carlotta. Nel pomeriggio inoltrato era stato tutto sistemato: spolverato, lavato, preparati i letti, sistemati in armadi e comodini indumenti e oggetti vari. 
- Che ne direste di incominciare a “godercele” queste vacanze?– chiese Davide sdraiato su una coperta stesa sull’erba vicino al laghetto. 
- Hai ragione. – convenne Marianna. – Neanche a casa faccio tutte queste pulizie. 
- Ehi, Mirko, chissà se ci sono pesci qui dentro? – domandò Luca indicando il laghetto le cui acque cominciavano ad arrossarsi per il riflesso del sole al tramonto.
- L’unico modo per scoprirlo è pescare1 – rispose l’amico. – Ho portato due canne da pesca. Che ne diresti di provare? –
- Domani mattina? – chiese speranzoso Luca.
- Certo! Ci alzeremo presto e ci metteremo subito all’opera. – 
- Anche noi dovremo cercare qualcosa da fare domani mattina –  irruppe Deborah rivolta a Carlotta, che gettava sassi nell’acqua, facendoli saltare con maestria.
- Cercheremo qualche pigna in quel boschetto. – rispose distrattamente. Evidentemente i suoi pensieri erano rivolti altrove.
Dopo un’eccellente cena accuratamente preparata da Marianna, i sei ragazzi decisero di recarsi in paese, visto che lo chalet era privo di televisore e che, per problemi di spazio in auto, non avevano potuto portarsela da casa. Giunti al paese udirono suoni e canti allegri.
- Sembra che ci sia una festa! – esclamò Marianna felicemente sorpresa. – andiamo a vedere. –
Detto ciò Davide posteggiò l’auto e tutti scesero. In una piazzetta vicina un gruppo abbastanza numeroso di persone si esibiva in suoni, canti e balli.
- Sarà una tipica festa paesana. – concluse Mirko mentre si avvicinavano all’allegra combriccola. Un signore dal naso paonazzo li avvicinò. 
- Salve, ragazzi! Volete partecipare alla nostra festa? Sarete i benvenuti. Più siamo e meglio è! –
- Festeggiate qualche ricorrenza particolare o state solo cercando di divertirvi? – domandò Davide.
- Non lo sapete? Ogni settimana facciamo queste feste. Ma non solo per divertirci. Hanno un significato particolare. Servono ad allontanare diavoli, spiriti e fantasmi dal nostro paese. Quando quegli esseri sentono tutto il baccano che facciamo, si spaventano e scappano. Per questo bisogna essere in tanti: più rumore facciamo e più essi fuggono lontano! – 
I ragazzi si guardarono l’un l’altro costernati.
- Altro che superstiziosi1 Qui sono tutti matti! – concluse Deborah non appena l’uomo si fu allontanato. 
- Beh, pazzi o no, visto che siamo qui per divertirci, andiamo a ballare! – propose Davide.
- Al massimo terremo lontani i fantasmi da noi. – aggiunse Mirko ridendo.
- Piantala! – lo rimproverò la sorella non più tanto spavalda. – Se devo essere sincera, queste storie di spiriti e fantasmi stanno iniziando ad impressionarmi. – 
Così i ragazzi si unirono ai festosi paesani, danzando con loro. Solo Carlotta, rimasta in disparte, non si divertiva. Quel genere di musica non era certo quello da lei prediletto. 
- Come si possono cantare simili canzoni in pieno novecento? – pensò.
In quell’istante un giovane dall’aspetto tutt’altro che simpatico le si avvicinò.
- Balli? – chiese con un tono di superiorità che non piacque affatto a Carlotta.
- No, grazie –
- Perché? – chiese il giovane piuttosto insistente.
Carlotta lo guardò con sufficienza: - Ovvio, pechè non ne ho voglia. – 
- Come vuoi. Allora potremmo parlare! – e senza aspettare risposta il giovane si sedette accanto alla ragazza e la intrattenne con lunghi e noiosi racconti e discorsi. Fortunatamente Davide e gli altri giunsero in suo aiuto.
- Si è fatto tardi, è meglio tornare. – fece Davide.
Carlotta si congedò con grande sollievo dal nuovo amico.
- Simpatico, vero? – domandò Mirko, guardando divertito il volto annoiato della ragazza.
- Spiritoso! – fu la risposta che ricevette.
Arrivati all’auto Luca esclamò: - Davide, c’è una sorpresa! –
Il ragazzo si avvicinò alla parte posteriore dell’auto e vide che entrambe le gomme erano state tagliate!

III

- Vandali! - esclamò il ragazzo con disappunto.
- E adesso? – chiese sconsolata Marianna.
- Dobbiamo cercare un meccanico, sperando che abbia le gomme per questa auto. – rispose l’amico dirigendosi a grandi falcate verso la folla.
Carlotta riconobbe la negoziante della mattina e tutti la raggiunsero.
- I ragazzi dello chalet! – esclamò la donna non appena li vide. – Così avete seguito il mio consiglio e avete deciso di restare in paese questa notte. State forse cercando la locandiera? –
- No, stiamo cercando un meccanico o gommista. Qualcuno si è divertito a tagliarci due gomme. – rispose Davide.
La donna lo guardò stupita.
- Come volete. Il meccanico del paese è mio marito e fa anche da gommista. Aspettate. – e si diresse verso un gruppo di uomini dall’aria brilla, che stavano suonando. Poco dopo ritornò accompagnata da uno di loro.
- Mia moglie mi ha spiegato la vostra situazione. – disse, accucciandosi a guardare il tipo di gomme. – Purtroppo non ho le gomme per questa auto ma domattina posso ripararvele. Se volete potete passare la notte alla locanda.
- No, grazie, preferiamo tornare allo chalet a piedi. Un po’ di moto ci farà bene: concilia il sonno. – rispose Mirko che subito si allontanò dall’uomo.
- Sei pazzo? – lo investì il fratello appena lo raggiunse.
- No. Non ti sembra strano che qualcuno abbia tagliato le gomme proprio a noi? –
- Probabilmente lo hanno fatto perché siamo forestieri e volevano divertirsi facendoci un brutto scherzo. –
- Può darsi. Ma io penso che qualcuno voglia tenerci lontano dallo chalet questa notte. Non vedi quanto insistono per farci passare la notte qui in paese? –
Convinti dalle parole di Mirko i ragazzi, recuperate le torce dall’auto, si avviarono silenziosi per la stradina in salita. Dopo circa mezz’ora di cammino i sei ragazzi udirono uno strano rumore.
- Cos’è? – chiese Deborah impaurita, guardandosi attorno.
- Un gufo. – la tranquillizzò Davide. 
- Dobbiamo camminare ancora per molto? – domandò Luca fermandosi. – Sono stanco! –
- Sei già stanco? – replicò Carlotta. – ti credevo molto più… -
- Ascoltate! – la interruppe Davide. – C’è qualcuno là in fondo!-
I ragazzi proseguirono carponi dietro alcuni cespugli. Lentamente sbirciarono tra le foglie.
- E quelli chi sono? – chiese Luca.
Un gruppo di uomini vestiti di nero e incappucciati camminavano in mezzo alla radura trasportando strani oggetti. Velocemente sparirono nel bosco.
- Sembrerebbe una setta. – rispose Mirko. – forse daranno inizio ad un rito. Seguiamoli! –
Davide guidò il gruppetto attraverso la radura fino al bosco, seguendo le orme degli incappucciati.
- Un pipistrello! – esclamò ad un tratto Marianna aggrappandosi a Davide.
Uno degli uomini si voltò verso di loro: - c’è qualcuno! –
- Dove? – chiese un altro. 
L’uomo indicò il cespuglio dietro al quale, spauriti, si rannicchiarono i ragazzi. Un uomo, che sembrava il capo, fece per avvicinarsi quando, fortunatamente, il pipistrello prese il volo.
- E’ solo un pipistrello, idiota! Riprendiamo il cammino. – e detto ciò si rimise a capo del gruppo.
I sei amici trassero un respiro di sollievo.
- Che fortuna! – fece Carlotta.
- Già, per questa volta ci è andata bene. – rispose Davide. – Ma dobbiamo stare attenti, un altro errore e potrebbero scoprirci. – 
Finalmente gli incappucciati si fermarono. Proprio davanti allo chalet!
- Ma quello è il nostro chalet! – esclamò Deborah. – Perché si fermano proprio qui? –
- Non lo so. – rispose Mirko. – Adesso vedremo.
Gli incappucciati accesero un immenso falò in mezzo al quale fissarono un palo con sopra infissa una testa d’agnello. Poi presero un contenitore di coccio e vi versarono dentro alcuni liquidi. A questo punto il capo lo sollevò verso il fuoco e pronunciò alcune strane parole, incomprensibili ai ragazzi.
- Sembra la mia prof di latino. -. Scherzò Mirko per rallegrare l’atmosfera fattasi troppo tesa.
Quando ebbe terminato il discorso, il capo della setta bevve un sorso dal coccio e lo passò al compagno vicino. Uno dopo l’altro bevvero finchè il coccio tornò tra le mani del capo che ne verso il contenuto rimanete in mezzo al fuoco.  Una nuvola di fumo ne uscì e formò stani segni in cielo. Il capo trascrisse sulla terra, per mezzo di un osso di bue, gli strani segni. Quando terminò si volse verso i compagni e disse: - Satana da noi invocato ci ha dato la sua risposta! –
Sfortunatamente, però, proprio in quell’istante, un gufo sfiorò la spalla di Deborah che prontamente lanciò un urlo.

IV

Il capo s’interruppe. 
- Questa volta c’è veramente qualcuno! – protestò uno degli uomini.
- Hai ragione. – rispose il capo. – E’ meglio andarcene! –
Velocemente spensero il fuoco, ripresero i loro oggetti e si dispersero nel fitto del bosco. Dopo alcuni minuti, assicuratisi che tutti fossero andati, i ragazzi si alzarono dal loro nascondiglio e si diressero verso lo chalet. Si fermarono ad osservare gli strani segni sul terreno, senza però riuscire a capire che cosa significassero.
- Accidenti! – esclamò Mirko. – Non siamo riusciti a scoprire cosa stavano cercando. –
- Pazienza. – lo consolò Marianna. – Ora è tardissimo. Andiamo a dormire. –
E così, delusi, i ragazzi entrarono in casa. 

Il mattino seguente di buon ora, Marianna si alzò con l’intenzione di raggiungere il fontanino per prendere l’acqua fresca. Però, richiusa la porta d’ingresso, notò un biglietto affisso ad essa per mezzo di un coltello. Tra lo spaventato e il divertito Marianna lesse le parole scritte in rosso, che la ragazza intuì essere sangue: “Andatevene da questo chalet, gli spiriti devono restare soli. 
Firmato Satana”. Costernata la ragazza raggiunse il fontanino, prese l’acqua, recuperò il biglietto dalla porta e rientrò in cucina. Quando gli altri scesero per la colazione Davide trovò sul proprio piatto il biglietto.
- E questo cos’è?  - domandò. – La colazione? –
- Penso sarà indigesta. – disse Carlotta sbirciando il piatto dell’amico.
Davide lesse ad alta voce il messaggio, dopodiché appallottolò il biglietto e lo gettò nella spazzatura.  – Scherzo idiota. – esclamò mentre si versava il latte nella scodella.
- L’ho trovato affisso alla porta questa mattina. – rispose Marianna passandogli lo zucchero.
- Qualcuno sta cercando di spaventarci. – ipotizzò Carlotta . – Ma non ci riuscirà. – 
Terminata la colazione, mentre Marianna lavava i piatti e Davide s’immergeva nella lettura di un libro, Luca e Mirko si avviarono, con le canne sotto braccio, al laghetto adiacente alla casa.
- Carlotta, andiamo a raccogliere le pigne. – propose Deborah, già munita di borse.
- D’accordo. – acconsentì la ragazza e si avviò lungo la strada, seguita dalla bambina.
Avevano già raccolto un po’ di pigne di forma e dimensioni diverse, quando Carlotta vide uno scoiattolo.
- Seguiamolo! – disse lanciandosi al suo inseguimento. Percorsi alcun9i metri inciampò in una radice, ma non cadde al suolo: qualcuno la trattenne.
- E’ pericoloso correre attraverso i boschi. – l’ammonì una voce. La ragazza alzò gli occhi e si trovò davanti un giovane ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi, che subito si presentò: - Mi chiamo Oscar Arcidiaco. –
- Io sono Carlotta Franzi. – rispose Carlotta tendendogli la mano, subito stretta da Oscar.
- Carlotta! – gridò Deborah destando la ragazza. – Dov’eri finita? Hai preso lo scoiattolo? –
- No. – rispose Carlotta non appena la bambina la raggiunse. 
Carlotta presentò il nuovo amico a Deborah, il cui viso si illuminò da un sorriso.
- Beh, non hai preso lo scoiattolo, ma hai preso un ragazzo! – e strizzò l’occhio all’amica.
- E’ meglio tornare. – decise la maggiore delle due ragazze, sentendosi arrossire. – Ci accompagni, Oscar? –
- Con piacere. – rispose lui.
E i tre s’incamminarono.
- Siete forestiere, vero? – chiese Oscar. – Non vi ho mai viste da queste parti. –
- Sì. – rispose Deborah. – siamo qui in vacanza con i nostri fratelli.
- Tu vivi qui invece? – domandò a sua volta Carlotta.
- Sì, vivo in paese con mia nonna e mia sorella Flora di 13 anni.-
- E i tuoi genitori? – domandò curiosa Deborah, subito incenerita dall’occhiata di Carlotta che non voleva essere indiscreta.
- Sono morti. – rispose semplicemente Oscar, per niente turbato.- Mia madre è morta partorendo mia sorella, mentre mio padre è deceduto cinque anni fa. –
Improvvisamente il ragazzo s’interruppe scorgendo tra i cespugli una zampa.

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