domenica 7 giugno 2015

Il disco rigato - terza e ultima puntata

Ed eccoci arrivati alla terza e ultima puntata del nuovo giallo per ragazzi di P.A. Mirabelli! Si tratta de Il disco rigato, anche questo scritto in gioventù dalla nostra autrice preferita, e pubblicato qui per la prima volta. Avanti allora con l'epilogo della storia, buona lettura a tutti e arrivederci a presto! 



IX

L’indomani mattina a scuola Carlotta ebbe la possibilità di parlare con Mirko solo durante l’intervallo. 
- Mirko, ti devo parlare. – disse avvicinandosi al ragazzo che stava conversando vivacemente con gli amici. 
- Che cosa vuoi? – rispose il ragazzo in tono sgarbato, seguendola.
Carlotta, cercando di mantenere la calma, spiegò quanto era accaduto la sera prima. 
- E così il visitatore notturno si è portato via il disco di Mozart!- esclamò il ragazzo. – Il messaggio parla del 29 aprile 1983, cioè domani. Sicuramente domani accadrà qualcosa. Dobbiamo decifrare il messaggio entro questa sera! – 
- Non abbiamo molto tempo a nostra disposizione, purtroppo. Comunque me ne occuperò io e cercherò di capirci qualcosa. Tu e Davide dovreste tornare in quel vicolo cieco dell’altra notte e cercare informazioni su quell’uomo del capannone. –
Mirko acconsentì e quel pomeriggio l’auto di Davide sfrecciava velocemente in direzione del vicolo, con a bordo i tre fratelli.
- E’ questo il posto. – esclamò il maggiore svoltando a sinistra ed entrando nel vicolo. Parcheggiò l’auto e i ragazzi scesero. Il posto sembrava deserto. 
- Che desolazione! – disse Mirko guardando i muri scrostati dei palazzi. – 
- Io lo trovo lugubre più che desolato, questo posto – rettificò Deborah. 
- Non esagerare. E’ soltanto un po’ trascurato – rispose Davide.
Con coraggio Davide si avvicinò alla porta del magazzino e bussò più volte. Visto che nessuno rispondeva, provò a girare la maniglia e, con sua sorpresa, la porta si aprì. Il magazzino era completamente vuoto! I tre ragazzi entrarono per osservare meglio ma non trovarono niente e nessuno. 
- Ma dov’è andato? L’altra sera era qui e da quel poco che sono riuscito a vedere il magazzino era ingombro di roba. –
- Se cercate il signor Gervasio non lo troverete qui. – disse una donna grassoccia affacciatasi ad una finestra. E’ partito questa mattina all’alba con quell’altro uomo, il suo amico. Hanno fatto talmente rumore per caricare sul camion la merce del magazzino, che ci siamo svegliati tutti nella via! – 
- Scusi signora, l’amico del signor Gervasio era alto e magro? – chiese Mirko.
- Sì, quello spilungone che era sempre qui da lui ultimamente.– rispose la donna.
- Il visitatore notturno! – pensarono contemporaneamente i ragazzi.
La donna continuò: - qualche settimana fa quell’uomo, di cui non ricordo il nome, venne a vivere con il signor Gervasio. Ma no lo aiutava molto nel suo lavoro, anzi, di giorno dormiva spesso. Credo svolgesse una qualche attività notturna! – 
- Sì, lo credo anche io – mormorò Mirko, ironico. 
- Grazie signora, è stata molto gentile. – ringraziò Davide e con i suoi fratelli risalì sull’auto. 
- Sono furbi quei due! – esclamò Deborah, gingillandosi dal finestrino aperto. 
- Già. – mormorò il fratello maggiore. – Ora che hanno il disco è inutile che restino ancora qui. Sfortunatamente loro sapranno cosa accadrà domani e soprattutto dove accadrà. – 
- Speriamo che Carlotta riesca a decifrare il messaggio al più presto. – concluse Mirko.

A casa Franzi, Carlotta si sdraiò sul letto e riprese ad osservare il messaggio scritto sul foglio. Ad un certo punto le venne un’idea.
- Luca, vieni qui! – ordinò al bambino che stava sfogliando alcuni giornalini.
- Che cosa c’è? – rispose lui sedendosi sul letto accanto alla sorella.
- Guarda: questo messaggio non potrebbe essere un rebus? – e detto ciò la ragazza prese un altro foglio da un cassetto del comodino. Rilesse il messaggio e lo illustrò sull’altro foglio. In questo modo si trovò di fronte un vero rebus!
- Adesso sì che è semplice decifrarlo! – esclamò Carlotta. – Basta risolvere il rebus! –
- Io non ci capisco nulla ugualmente. - rispose Luca lasciandosi cadere completamente sul letto.
La sorella era un vero asso per quanto riguardava la risoluzione di rebus, sciarade e indovinelli, mentre lui li trovava noiosi ed incomprensibili. Dopo alcuni minuti Carlotta lesse a voce alta ciò che aveva ricavato.
- N e VE più A significa NAVE; AR e sta vicino al mare, cioè RIVA, formano la parola ARRIVA;  il 29 aprile 1983, a pendio e discesa, qui S sta, significa che S sta sotto l pendio, cioè GIU’,  infine aride sono le STEPPE, meno T, rimane SEPPE.
- Perciò il messaggio completo è : NAVE ARRIVA IL 29 APRILE A SAN GIUSEPPE. –
Luca la guardò sbalordito. – Hai decifrato il messaggio! – esclamò. – Evviva! Dobbiamo subito dirlo agli altri. –
- Hai ragione, andiamo subito a casa di Davide. Forse anche loro hanno trovato qualche cosa di interessante. –
I due fratelli inforcarono le biciclette e in un baleno arrivarono a casa Fossi.

X

- Sei stata bravissima Carlotta! – esclamò Davide non appena lesse la traduzione del messaggio. – Solo tu potevi riuscire a decifrarlo. Io non ci sarei mai riuscito! –
Anche Deborah si complimentò più volte con l’amica e l’unico che non aprì bocca fu Mirko. Il ragazzo non aveva alcuna intenzione di elogiare la sua acerrima nemica, ma fu costretto ad ammettere, se pur dentro di sé, che la ragazza era stata molto brava: neanche lui sarebbe riuscito a decifrarlo in così poco tempo.
- Grazie. – fu la risposta confusa di Carlotta che non era mai stata lusingata in quel modo.
- E voi, che cosa avete trovato in quel vicolo? – 
- L’uomo visto da Davide e Marianna quella notte nel vicolo si chiama Gervasio – ripose Mirko. – Però oggi non c’era, è partito questa sera con un suo amico, che si presume sia il visitatore notturno. E’ stata una signora che abita in uno dei palazzi vicini al magazzino a fornirci questi informazioni. – 
- Sicuramente saranno andati a San Giuseppe. – dichiarò Luca.
- Probabilmente è così. – confermò Davide. – Ed è lì che andremo anche noi. Il messaggio dice che domani arriverà una nave. Bene! Noi l’aspetteremo e scopriremo perché è tanto importante. Carlotta, riferisci a tua sorella le scoperte e dille che domani mattina alle sei passo a prenderla. –
Carlotta e Luca salutarono e tornarono a casa. Sapute le ultime notizie Marianna informò i genitori che l’indomani, domenica, si sarebbe recata la mare con il fidanzato. Carlotta e il fratello protestarono: anche a loro sarebbe piaciuto essere presenti alla risoluzione finale del mistero, ma Marianna era inflessibile e i due ragazzi dovettero cedere. 
Anche Davide presentò la stessa scusa ai genitori e, il mattino seguente, di buon ora, si recò a casa di Marianna con il fratello. Dopo circa due ore di viaggio i tre arrivarono a San Giuseppe, una cittadina balneare dell’Emilia Romagna. Dopo aver chiesto indicazioni arrivarono al porto. Parcheggiarono la nave poco distante e aspettarono sul molo. 
- La nostra è un’impresa impossibile. – sbottò Marianna, stanca e annoiata per il lungo viaggio. – Non sappiamo di quale nave si tratti. – 
- E non sappiamo neanche a che ora deve arrivare. – si lamentò a sua volta Mirko.
- E’ vero. – rispose Davide scrutando il porto. Fortunatamente si trattava di un porticciolo di modeste dimensioni, con poco traffico navale, quindi non sarebbero dovute arrivare molte navi in quella giornata. dopo qualche istante posò lo sguardo su un gruppetto di persone. – Mirko, Marianna, guardate là! Quell’uomo grosso laggiù è Gervasio !-
- Già e quello alto e smilzo deve essere il visitatore notturno. – esclamò il fratello. – Ci conviene nasconderci. Se ci vedono e ci riconoscono sono guai. – 
I ragazzi seguirono il suggerimento e si nascosero dietro alcune casse di merce pronte per essere imbarcate su qualche nave. Davide si sporse di  lato per osservare il gruppetto di uomini sulla banchina. – Siamo fortunati. Non ci resta che spiare quegli uomini per scoprire qual è la nave. – 
Infatti, dopo un paio d’ore, una grossa imbarcazione attraccò alla banchina del porto e ne scesero tre tipi poco rassicuranti. Questi si diressero senza esitare verso il gruppetto che li attendeva. Parlarono per alcuni istanti, dopo di che si imbarcarono tutti. I tre ragazzi lasciarono allora il loro nascondiglio e si avvicinarono, con cautela, alla nave. Sul ponte era e sul molo c’era tanta agitazione per sbarco e imbarco di merci, così nessuno badò a loro che riuscirono ad introdursi clandestinamente sulla nave. 
- Dove saranno andati? – chiese Marianna quando raggiunsero il ponte della nave. 
Mirko precedette la risposta del fratello: - Saranno nella stiva. Si passa di qui. – e indicò una botola che si apriva in mezzo alle assi di cui era costituito il ponte. Davide scese per primo, seguito da Marianne e per ultimo Mirko. In fondo alle scale che conducevano alla stiva  i ragazzi si fermarono e, restando nell’oscurità, spiarono i movimenti dei sette uomini. Questi erano seduto intorno ad un tavolo illuminato dalla luce di una lanterna pendente dal soffitto. Intorno a loro c’erano degli scatoloni che probabilmente contenevano della merce. 
- Bene, sono contento che abbiate trovato il disco e il messaggio in tempo. – disse con voce roca uno dei tre uomini sbarcati dalla nave. – Io direi di non preoccuparci per i ragazzi.  - Non mi sembrano tanto intelligenti, visto che non hanno pensato di staccare la spina del ricevitore la sera dell’agguato Gino. – e accompagnò la frase con una risata. 
I ragazzi si sentirono arrossire: era vero, erano stati degli sprovveduto a non pensare che il telefono avrebbe potuto rovinare tutto. 
- Probabilmente non avranno capito nulla del messaggio. Siamo stati in gamba, eh? –
- E invece abbiamo scoperto tutto!  - avrebbe voluto dirgli Mirko risentito, ma decise che era meglio lasciar perdere. 
Un altro uomo si alzò dalla sedia e si diresse verso le scatole. Con fatica ne prese una e la trasportò fino al tavolo dove la posò. Poi l’aprì e infilò la mano nell’apertura, rovistando tra la merce che conteneva. Quando la tirò fuori e la riaprì, la sua mano era colma di pietre preziose! Gli uomini elogiarono la bellezza delle pietre, mentre i ragazzi si sforzarono di vedere meglio. Improvvisamente, però, due mani si posarono sulle loro spalle!

XI

I tre ragazzi si voltarono di scatto, per vedere il volto di un uomo che sogghignava. 
- Capo! – disse, noncurante degli sguardi dei ragazzi puntati su di lui. – ci sono dei clandestini a bordo! – e spinse in malo modo i tre ragazzi verso gli altri uomini. 
- E questi chi sono? – tuonò l’uomo dalla voce roca. 
- Sono i ragazzi di cui vi ho parlato. – intervenne l’uomo alto e magro, Gino.
- Sono questi qui, dunque, i giovani impiccioni che non si fanno i fatti propri! – fece l’altro, infastidito. – Non credevo proprio che riuscissero a risalire fino a noi. Comunque sono arrivati nel momento meno adatto. Renzo, legali e mettili là. – e indicò un angolo sul fondo della stiva. 
L’uomo che aveva trovato i ragazzi, con l’aiuto di un compare, li legò, li imbavagliò, e li fece sedere per terra, nell’angolo, dove giungeva solo un filo di luce. 
- Bene, Renzo, torna pure al posto di guardia. – ordinò il capo e l’uomo ubbidì immediatamente. 
- Siamo stati nuovamente sciocchi! – pensò Davide. – Era da immaginare che ci sarebbe stata un uomo di guardia. Avremmo dovuto stare più attenti. Ma adesso non ha importanza, visto che ci hanno preso. Chissà cosa avranno intenzione di farci. –
Gli uomini raccolti intorno al tavolo ricominciarono a parlare, ignorando completamente i tre ragazzi legati. 
- Sono queste le pietre preziose che avete portato dall’Africa? – chiese Gervasio, rigirandosi fra le mani alcuni di quegli splendidi esemplari.
- Sì. – rispose il capo. – sono nascosti in trenta scatole di merce varia. 
- Avete avuto difficoltà durante il viaggio? – chiese un altro uomo. 
- No, è andato tutto liscio, come sempre. L’unico problema è stato il disco. – spiegò il capo. – volevamo spedirvelo dall’Africa. Ma la polizia africana ci teneva d’occhio e ci controllava tutto ciò che inviavamo in Italia. Così al porto di Algeri venni a sapere di un carico di dischi e raggiunsi uno scatolone contenente dischi di vario genere. Così l’aprii e introdussi il nostro disco insieme agli altri. Vidi dall’indirizzo scritto sopra che quello scatolone sarebbe arrivato ad un negozio di dischi di Modena. –
- Già, e noi, preoccupati perché non avevamo più avuto vostre notizie e che il disco non arrivava, abbiamo immaginato che aveste avuto dei contrattempi. Così, in base agli accordi che avevamo preso prima della vostra partenza, abbiamo cercato in tutti i negozi di dischi un carico proveniente da Algeri. – continuò Gervasio. – Siamo stati costretti ad introdurci nelle case della gente che aveva acquistato i dischi di Mozart per trovare quello giusto. Poi, in extremis, ce l’abbiamo fatta. – 
I ragazzi si guardarono l’un l’altro. Adesso avevano capito di che cosa si trattava. Il disco serviva per fornire ai complici il giorno e il luogo dello sbarco dei preziosi contrabbandati. Ma ora, che sapevano tutto, non potevano dirlo a nessuno!

Carlotta passeggiava in su e in giù per la stanza. Erano già trascorse quattro ore dalla partenza degli amici per San Giuseppe. Era normale che non avessero ancora fatto ritorno a casa, visto che ci volevano  circa quattro ore solo per il viaggio tra andata e ritorno. Però si sentiva inquieta. 
- Carl, mettila di agitarti come un’anima in pena. – la esortò il fratello che, comodamente sdraiato sul letto, stava leggendo un fumetto di guerra. – Mi innervosisci! –
- Non posso farne a meno. Non è colpa mia se sono preoccupata! – 
- Tu ti preoccupi sempre troppo. –
Improvvisamente il campanello di casa suonò. Carlotta corse ad aprire e si trovò davanti Deborah. 
- Ciao. – disse la bambina sorridendo ed entrò. – Avete notizie di Davide e degli altri? –
- No. – rispose Carlotta lasciandosi cadere su una sedia. – Non ci hanno telefonato e io sono in pensiero.
- Non avranno avuto il tempo per telefonare. – la tranquillizzò Luca.
- E se fosse successo qualcosa? Se fossero in pericolo? – suppose Deborah, ignorandolo.
- Ma, va! – rispose il bambino, scettico. – tu sei più apprensive di mia sorella! –
- Infatti io sono d’accordo con lei.  – esclamò Carlotta. – Potrebbero essere nei guai. E’ meglio raggiungerli al più presto! –
Ed etto ciò, inventata una scusa per i genitori sconcertati, si avviò alla stazione seguita da Deborah e Luca, che borbottava: - Queste donne, sono troppo agitate! –
In breve tempo raggiunsero la stazione e si precipitarono sul primo treno diretto a San Giuseppe. 

XII

Per tutto il viaggio Carlotta e Deborah si agitarono e si scambiarono i loro timori, mentre Luca leggeva i suoi interminabili fumetti, e ogni tanto accompagnava con una risatina le esclamazioni preoccupate delle due ragazze. Un po’ prima delle due del pomeriggio arrivarono a destinazione. Avevano saltato il pranzo così, affamati, comprarono dei panini in un bar e chiesero indicazioni per raggiungere il porticciolo al vecchio barista; quindi raggiunsero il posto che per fortuna non distava molto dalla stazione. 
- Chissà dove sono adesso. – esclamò Deborah, guardando le imbarcazioni di tutti i tipi attraccate al molo. - Non possiamo mica salire a cercarli su tutte.-
- Non vedo altra soluzione. – rispose Carlotta. Facciamo un giro intorno alle navi e vediamo se riusciamo a notare qualcosa che ci faccia capire dove possono essere. Voi due andate a destra e io a sinistra. – e si avviò imitata dai due bambini. Carlotta scrutò attentamente le imbarcazioni, senza però notare nulla. Era ormai arrivata in fondo al molo quando scorse una figura famigliare.
- Tabata! – esclamò Carlotta correndo verso di lei.
La ragazza si voltò sorridendo. – Carlotta, che cosa ci fai tu qui? –
- Sto cercando una nave… Tu, piuttosto, perché sei a San Giuseppe? –
Le due ragazze continuarono la passeggiata sul molo. E Carlotta raccontò all’amica della loro indagine.
- I trascorro qui quasi tutti i fine settimana. I miei nonni materni abitano poco lontano dal porto. Mi hai detto che stai cercando una nave, vero? Forse io posso aiutarti. Vengo qui spesso,. Da quando ero una bambina e conosco tutti qui. –
- Grazie. – si rallegrò Carlotta. 
Si avviarono vero alcuni uomini che Tabata salutò cordialmente. Lavoravano al porto e dissero alle due ragazze che quella mattina era arrivata una nave che solitamente non faceva scalo da loro. E che, curiosamente, non avevano ancora né scaricato né caricato nessun tipo di merce. Quindi indicarono la nave alle due ragazze che, ringraziando, si allontanarono. 
- Bene! – esclamò Carlotta soddisfatta. – Credo proprio che la nave sia quella. Ecco Luca e Deborah che stanno arrivando. Cercheremo di salire a bordo. A quest’ora sono tutti indaffarati e, con un po’ dio fortuna, non ci noteranno. –
E così, alcuni minuti dopo, i quattro ragazzi misero in atto il loro piano. Poiché videro un uomo passeggiare sul ponte della nave decisero di creare un diversivo. Tabata salì sulla nave, facendo rumore per farsi notare, in modo tale che la sentinella la raggiungesse. Quando si trovò di fronte all’uomo, disse: - Oh, mi scusi. Dovrei chiederle un favore. Vede, la mia borsetta è caduta in acqua proprio vicino a questa nave. Mi sembra sia rimasta impigliata in una delle vostre funi, e le chiedo se lei potesse gentilmente recuperarla per me. Altrimenti dovrò chiamare qualcuno del porto – e detto ciò sorrise ingenuamente.
L’uomo la fisso per un istante, poi si decise: - Va bene, signorina. Cercherò di recuperare la sua borsetta.  – 
Era chiaro che non voleva gli uomini del porto intorno alla nave, quindi i due, scesi sul molo, si diressero dove la borsetta era caduta. Immediatamente i tre amici si imbarcarono furtivi. Prima ispezionarono velocemente le cabine, che trovarono vuote, quindi si diressero alla stiva. Scendendo in punta di piedi la scaletta di ferro, arrivarono nella stanza semibuia. Qui si nascosero e sbirciarono. Videro il tavolo con attorno i sette uomini che bevevano e giocavano a poker. 
Ad un tratto uno di loro, visibilmente ubriaco, esclamò: - Che ne facciamo dei ragazzi? –
- Io propongo di gettarli in pasto agli squali non appena riprenderemo la via del mare aperto! – rispose ridendo il capo. 
Gli altri approvarono schiamazzando. 
Questa frase fece gelare il sangue nelle vene a Davide, Marianna e Mirko. Fu allora che Carlotta li scorse nell’angolo buoi della stiva. Era il momento di metter in atto la parte più difficile e pericolosa del piano prestabilito. I due bambini si acquattarono dietro alcune casse poco distanti. Quando Carlotta diede loro il segnale, Luca e Deborah spinsero a terra alcune delle casse. Gli uomini si voltarono stupiti. Il capo si alzò e si diresse verso le casse cadute. Luca, però, diede un calcio ad un bidone cilindrico che rotolò verso l’uomo, facendolo cadere. Tutti gli altri corsero in suo aiuto ma, ubriachi com’erano, faticavano a reggersi in piedi. Così i due bambini, aperta una delle scatole e trovate all’interno le pietre preziose,  li bombardarono con esse. In mezzo a tutto quel trambusto Carlotta riuscì a raggiungere gli amici legati e, con il suo coltellino, tagliò le corde e li liberò. 
- Bravi! – esclamò Davide raggiante e subito corse, seguito dal fratello, in aiuto dei due bambini che stavano per essere raggiunti da Gervasio.
I due fratelli immobilizzarono i furfanti con pesanti pugni, mentre anche Marianna e Carlotta facevano la loro parte, difendendosi con sgambetti e bottigliate sulla testa. Dopo una decina di minuti irruppero nella stiva Tabata seguita dalla polizia che lei stessa aveva provveduto a chiamare, e che, con l’aiuto degli uomini del porto, aveva già provveduto a sistemare il tipo di guardia alla nave. Davide raccontò tutto alla polizia che portò via i contrabbandieri ammanettati. 
- Finalmente è tutto finito! – esclamò Marianna, accomodandosi i capelli arruffati per la rissa. – Siamo stati bravi, vero? –
- Certo! – rispose Davide. – Perciò bisogna festeggiare! Pago da bere a tutti!!! Analcolici ovviamente! – terminò con un sorriso.
Tutti insieme si diressero al bar ridendo e scherzando e con la speranza di avere presto un altro caso da risolvere.

1 commento:

  1. Io Paola Mirabelli dichiaro che il racconto Il disco rigato è frutto del mio ingegno, che ne detengo i diritti e ne autorizzo la pubblicazione sul blog www.http.giallodeiragazzi.blogspot.it

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